
Il fusibile nella protezione contro
le sovracorrenti in bassa tensione
(2/4)
2.2 Protezione dal cortocircuito
Se qualche svantaggio rispetto agli interruttori automatici si evidenzia nella protezione contro i sovraccarichi nessun dubbio può sorgere per quanto riguarda l'impiego dei fusibili nella protezione contro i cortocircuiti. Il fusibile possiede, infatti, sia un elevato potere di interruzione sia ottime caratteristiche di limitazione. Il tempo di intervento estremamente rapido limita la corrente di cortocircuito a valori inferiori alla corrente di cortocircuito presunta nel suo punto di installazione e l'energia specifica passante decresce rapidamente all'aumentare della corrente di cortocircuito, essendo il fusibile un dispositivo intrinsecamente limitatore (fig. 2.3).

Fig. 2.3 – Il fusibile limita la corrente di cortocircuito a valori notevolmente inferiori a quella presunta nel suo punto di installazione
Questa capacità limitatrice riduce notevolmente le sollecitazioni termiche ed elettrodinamiche cui sono soggetti i componenti dell'impianto a valle, permettendone il dimensionamento per correnti di cortocircuito inferiori a quelle teoriche. Queste particolari caratteristiche del fusibile sono ben valorizzate quando viene impiegato nella costruzione dei quadri elettrici per i quali le norme CEI 17-13 ammettono l'esenzione dalla verifica alla tenuta al cortocircuito se hanno correnti nominali ammissibili di breve durata o correnti nominali di cortocircuito condizionate non superiori a 10 kA o se sono protetti da dispositivi limitatori di corrente aventi una corrente di picco limitata non eccedente a 15 kA in corrispondenza del loro potere nominale. Analoghi vantaggi derivanti dalla limitazione dell'energia specifica passante si hanno nel dimensionamento al cortocircuito dei cavi in bassa tensione. La norma CEI 64-8 stabilisce che nei confronti del cortocircuito la sezione minima di una conduttura deve essere calcolata in base alla seguente formula:
(2.3)
dove:
I2t è l'energia specifica lasciata passare dal dispositivo di protezione e K un coefficiente che dipende dal materiale conduttore e dal materiale isolante. La tabella 2.1 fornisce, in funzione dell'I2t massimo stabilito dalla norma CEI 32-1 (tab. 2.2), alcuni esempi di sezioni minime di cavi in PVC (K=115) dimensionati al cortocircuito.
Corrente di impiego |
Sezioni del cavo dimensionate in portata |
Fusibile |
Sezioni del cavo dimensionate al cortocircuito |

|

|

|

|

|

|
18
23
30
120
197 |
25
32
44
171
275 |
4
6
10
70
150 |
20
25
32
125
200 |
1,8
3,0
5,0
140
400 |
0,36
0,47
0,61
3,25
5,49 |
Tab. 2.1 – Esempi di sezioni minime di cavi in PVC dimensionati al cortocircuito confrontati con sezioni di cavi dimensionati in portata
Le sezioni così ottenute dimostrano che in nessun caso, qualunque sia la corrente teorica di cortocircuito, per soddisfare il dimensionamento al cortocircuito del cavo è necessario aumentare la sezione del cavo rispetto a quella nominale del circuito. Situazione che può presentarsi impiegando dispositivi di protezione non limitatori quando si è in presenza di elevate correnti di cortocircuito presunte.
Corrente nominale In per cartucce gG
(A) |
I2t minimo
(A2sx103) |
I2t massimo
(A2sx103) |
16
20
25
32
40
50
63
80
100
125
160
200
250
315
400
500
630
800
1000
1250 |
0,3
0,5
1,0
1,8
3,0
5,0
9,0
16
27
46
86
140
250
400
760
1300
2250
3800
7840
13700
|
1,0
1,8
3,0
5,0
9,0
16
27
46
86
140
250
400
760
1300
2250
3800
7500
13600
25000
47000 |
Tab. 2.2 – Valori dell'I2t di prearco a 0,01 s per cartucce gG secondo la norma CEI 32-1
Interessante si presenta a questo punto il confronto dei fusibili, di cui in tabella 2.2 sono riportati i valori dell'I2t di prearco a 0,01 s per cartucce di tipo gG secondo la norma 32-1, con gli interruttori automatici limitatori dei quali si riportano nella tabella 2.3 i valori massimi di I2t stabiliti dalla norma CEI 23-3.
continua...
