14.9.5 Accorgimenti
atti a ridurre le tensioni di passo e di contatto e ad evitare
il trasferimento di tensioni totali di terra pericolose
Ove possibile si può intervenire
sul dispersore utilizzando dispersori a maglia con lato della
maglia non superiore al metro e affondati il più possibile
nel terreno e comunque ad una profondità non inferiore a 0,5
m. Un’altra soluzione consiste nel creare una soletta di calcestruzzo
con armatura metallica costituita da una rete elettrosaldata
che, in particolare per ridurre le tensioni di contatto, può
essere collegata al dispersore in alcuni punti. Per limitare
il gradiente di potenziale sulle linee perimetrali del dispersore
a maglia è possibile, oltre che rendere più fitta la magliatura,
infiggere dei picchetti perimetrali ed eventualmente, nei
casi più difficili, rivestire il suolo con almeno 5 cm di
bitume. Quando la tensione totale di terra originata da guasti
in MT non può essere contenuta entro i limiti pericolosi è
necessario evitare il passaggio di tubazioni metalliche o
di altri elementi metallici (reti metalliche di recinzione,
rotaie, ecc..) nell’area d’influenza del dispersore. Le tensioni
pericolose possono infatti essere trasferite anche a lunghe
distanze, creando situazioni particolarmente pericolose in
luoghi in cui non sono stati presi provvedimenti contro le
tensioni di passo e contatto. Queste situazioni vanno assolutamente
evitate distanziando le parti metalliche che transitano di
almeno trenta o quaranta metri dall’area del dispersore. Se
una tale soluzione non fosse praticabile occorre interrompere
la tubazione metallica con un tratto di tubo isolante sia
in ingresso sia in uscita dal campo d'influenza del dispersore.
Anche per le recinzioni metalliche che escono dall’area del
dispersore devono essere prese opportune contromisure come
ad esempio interrare ad una distanza di 60-70 cm una corda
metallica collegata, ogni 3 metri circa, alla recinzione stessa.
Il suolo che si trova in prossimità della recinzione viene
così ad assumere potenziali con valori che si avvicinano alla
UT riducendo le tensioni di contatto a valori non
pericolosi. E’ interessante notare che la tensione totale
di terra, oltre che dalle masse estranee, può essere trasferita
a distanza anche dal PE. Un caso tipico è quello di una cabina
recintata e con l’ingresso chiuso da cancello elettrico. Collegando
il conduttore di protezione al cancello si crea una situazione
pericolosa perché il terreno in prossimità dell’ingresso è
a potenziale zero. Per raggiungere un sufficiente grado di
sicurezza occorre estendere l’area del dispersore anche oltre
il cancello elettrico oppure, ove questo non fosse possibile,
isolare il suolo con uno strato di bitume.
14.9.6 L’impianto
di terra all’interno della cabina
All’interno della cabina,
tutti i collegamenti fino al dispersore sono denominati “conduttore
di terra” (contrariamente a quello che avviene nei sistemi
di prima categoria in cui si parla di CT, PE, EQP ed EQS)
e devono avere una sezione minima non inferiore a 16 mm2
se in rame, a 35 mm2 se in alluminio e a 50 mm2
se in ferro. Deve in ogni caso essere soddisfatta anche la
nota relazione:
dove:
K è un coefficiente
che tiene conto del materiale (tab. 14.3);
IG è
la corrente convenzionale di guasto a terra;
t è il tempo d’interruzione
del guasto in MT.
Tipo di materiale
|
Rame nudo
|
Alluminio
|
Ferro
|
Valore di K
|
159
|
105
|
58
|
Tab.
14.3 – Valori del coefficiente K per la verifica
del conduttore di terra
Da notare che, per tempi
di interruzione del guasto non superiori a 1 s e con correnti
di guasto non superiori a 2500 A, è sufficiente la sezione
minima in rame di 16 mm2 prescritta dalle Norme.
Tutto ciò porta a concludere che nel caso di cabine alimentate
con linee in MT isolate è sufficiente utilizzare per i conduttori
di terra le sezioni minime prescritte dalle Norme, con la
sola eccezione per il conduttore che collega il trasformatore
al PE che può essere percorso da correnti Ig che
dipendono dalla U0 e dall’impedenza dell’anello
di guasto (Ig=U0/ZS). Tutte
le parti metalliche accessibili delle macchine, delle apparecchiature,
e della struttura suscettibili di entrare in contatto con
elementi in tensione in seguito a guasti o di introdurre il
potenziale di terra devono essere collegate al dispersore
normalmente per mezzo di una sbarra che funge da collettore
(fig. 14.15).
1)
Cornici, telai e flange degli isolatori passanti
2)
Intelaiature e supporti di ogni tipo di isolatore
3)
Intelaiature dei sezionatori, dei portafusibili e
degli interruttori
4)
Involucri e supporti metallici dell’interruttore automatico
MT e di ogni altro apparecchio di controllo e misura
5)
La massa del trasformatore (da dimensionare in funzione
della corrente di gusto sul lato BT)
6)
Il morsetto del neutro del lato BT del trasformatore
(da dimensionare in funzione della corrente di guasto sul
lato BT)
7)
I ripari metallici e le relative incastellature
8)
Gli organi di comando manuale di interruttori e sezionatori
9)
Le muffole metalliche
10)
L’armatura metallica dei cavi MT
11)
Le intelaiature metalliche di porte, finestre e griglie
di areazione
12)
Gli armadi metallici delle cabine prefabbricate o
altri involucri contenenti apparecchiature MT o BT (per gli
armadi contenenti apparecchiature in BT dimensionare in funzione
della corrente di guasto in BT)
Fig. 14.16
– Tutte le parti della cabina suscettibili di entrare in contatto
con elementi in tensione devono essere collegate al dispersore.
14.9.7
Dimensionamento dei conduttori di protezione
Con riferimento alla fig.
14.16, in cui è schematizzato il circuito MT/BT della cabina,
si possono definire i seguenti elementi:
IMT
= protezione media tensione;
IBT
= protezione bassa tensione;
EQ1= collegamento
alle masse di media tensione;
EQ2= collegamento
alle masse di media o bassa tensione;
PE1= collegamento
al centro stella del trasformatore;
PE2= collegamento
al conduttore di protezione;
CT= collegamento
al dispersore.
La corrente di guasto in
media tensione attraversa sicuramente i conduttori EQ1 e CT
(per dispersori con più nodi il conduttore CT può essere percorso
da correnti di ritorno ma la sua corrente sarà comunque di
basso valore) e in alcuni casi anche i conduttori EQ2 e PE1.
Le correnti in gioco sono però di valore modesto quindi è
sufficiente il rispetto delle sezioni minime stabilito dalle
Norme. Più interessanti sono i guasti sul lato bassa tensione.
Il guasto in BT può avvenire a valle della protezione di BT
perciò, in questo caso, sarà questo interruttore ad intervenire.
L’interruttore è tarato per la corrente nominale del trasformatore
quindi il cavo andrà dimensionato in funzione dell’I2t
dell’interruttore. Se invece il guasto avviene a monte dell’interruttore
BT (per la verità, un guasto di questo tipo accade piuttosto
raramente) l’interruzione del circuito può avvenire solo per
mezzo della protezione di media tensione e la verifica dell’I2t
deve essere eseguita secondo la sequenza indicata in figura
14.16.
1.
Determinare la ICC(BT) sul lato bassa tensione:
;
2.
Riferire la ICC(BT) di bassa tensione al
lato media tensione dividendola per il rapporto di trasformazione
k:
;
3.
Determinare il tempo d'intervento t della protezione
lato media tensione relativo alla corrente di corto circuito
ICC(MT) ora riferita al lato media tensione;
4.
Disponendo ora del tempo d'intervento della protezione
e conoscendo la corrente di corto circuito massima lato bassa
tensione ICC(BT) è possibile calcolare l’I2t
e quindi anche la sezione S del cavo:
.
Fig. 14.17
– Dimensionamento al corto circuito dei conduttori di protezione
La protezione di media
tensione può essere un fusibile oppure un interruttore automatico.
Com'è noto tale protezione è generalmente dimensionata con
abbondanza (due o tre volte la corrente nominale primaria).
Supponendo di avere come protezione un fusibile con corrente
nominale 3 volte la corrente nominale primaria del trasformatore
In(MT) si vuole determinare, come esempio, il
tempo d'intervento in caso di corto circuito. Dalla tabella
14.4 si può notare che la ICC(BT) varia, a seconda
che UCC% sia 4% o 6%, da 16 a 25 volte la corrente
nominale secondaria del trasformatore In(BT). Se
si assume, per semplicità e cautelativamente, una ICC(BT)
uguale a 15 volte la In(BT) si avrà sul primario
del trasformatore una massima corrente di corto circuito corrispondente
a 5 volte la corrente nominale del fusibile (15/3) alla quale
corrisponde (valore indicativo) sulla curva di fusione del
fusibile (fig. 14.17) un tempo di intervento di circa 1 secondo.
Disponendo ora del tempo di intervento della protezione sul
lato media tensione e conoscendo la ICC(BT) è possibile
calcolare la sezione del cavo con la nota formula:
Dove K è il noto coefficiente
ricavabile dalla tabella 17.5.
Fig. 14.18
– Curve di fusione di un fusibile MT riferite alla temperatura
ambiente di 25 °C
Nella tabella 14.4 sono
indicate le sezioni dei conduttori di protezione isolati in
PVC calcolati in base alle considerazioni di cui sopra, supponendo
il tempo d’intervento delle protezioni di media tensione non
superiore a 1s (anche per gli interruttori automatici il tempo
di intervento di un secondo è generalmente associato a 3In
e quindi si può ritenere il dimensionamento circa uguale al
precedente).
Potenza
(kVA)
|
UCC%
|
ZTR
(mW)
|
In(BT)
(A)
|
ICC(BT)
(A)
|
ICC(BT)
/ In(BT)
|
In
fusibile
MT
(A)
|
S
(G2)
K=166
|
S
(EPR)
K=176
|
S
(PVC)
K=143
|
100
125
160
200
250
315
400
500
630
1000
1250
1600
2000
2500
|
4
4
4
4
4
4
4
4
4
6
6
6
6
6
|
64,99
51,20
40,00
32,00
25,60
20,32
16,00
12,80
10,16
9,60
7,68
6,00
4,80
3,84
|
145
181
231
289
361
455
578
723
910
1445
1806
2312
2890
3613
|
3613
4516
5780
7225
9032
11380
14441
18064
22760
24085
30106
38536
48170
60212
|
25
25
25
25
25
25
25
25
25
16
16
16
16
16
|
10
10
16
25
25
40
40
63
63
100
125
160
200
250
|
25
35
35
50
70
70
95
120
150
150
185
240
300
360
|
25
35
35
50
70
70
95
120
150
150
185
240
300
360
|
25
35
50
50
70
95
120
150
185
185
240
300
360
480
|
Tab.
14.4 – Sezione minima
dei conduttori di protezione di cabina isolati in G2, PVC
e EPR (validi per tempi di intervento delle protezioni inferiori
ad un secondo)
Per
concludere si può dire che i conduttori EQ2, PE1,
ed PE2 devono essere dimensionati per la massima
corrente di corto circuito in bassa tensione e devono avere
sezione almeno uguale (accettabili nella maggioranza dei casi)
a quelle riportate in tabella 14.4 oppure a quella calcolata
in base all’energia passante dalla protezione di media tensione.
14.10
Protezione dai contatti indiretti per guasti in bassa tensione
Per la protezione dai contatti
indiretti è ormai invalso l’uso degli interruttori differenziali
anche nei sistemi TN, con i quali è possibile risolvere la
maggior parte dei problemi legati all’impianto di terra, anche
se non risulta sempre gradito a causa dei possibili disservizi
per interventi intempestivi. A questo proposito può essere
interessante fare alcune considerazioni su un guasto che si
verifichi immediatamente a valle del trasformatore dove è
possibile, adottando opportuni accorgimenti nella progettazione,
garantire una tensione di contatto verso terra abbondantemente
inferiore ai 50 V ammessi dalla Norma per guasti che permangono
per tempi indefiniti.
Per meglio comprendere
il problema, nella figura 14.18 è mostrato lo schema di un
impianto composto da un trasformatore e da un quadro con interruttore
di bassa tensione collegato, mediante una linea, ad un quadro
di distribuzione.
Fig.
14.19 – Guasti in cabina immediatamente a valle
del trasformatore
Analizziamo dapprima il
guasto A che si verifica sulle masse di cabina riferendoci
allo schema equivalente di fig.14.14 dove:
ZMT =
impedenza lato MT trasferita al secondario del trasformatore;
ZTR=
impedenza del trasformatore;
ZF1=
impedenza conduttori di fase dal trasformatore al primo interruttore;
ZEQ=
impedenza conduttore equipotenziale delle masse di cabina;
ZPE1=impedenza
collegamento del centro stella col nodo equipotenziale;
Fig.
14.20 – Schema equivalente per un guasto sulle
masse di cabina
Trascurando l’impedenza
della massa attraversata dalla corrente di guasto si ha:
IG1, come sappiamo,
è funzione dell’impedenza dell’anello di guasto per cui si
ha:
Risulta evidente che per
mantenere bassa la tensione di contatto occorre abbassare
il valore di ZEQ intervenendo sulla lunghezza
e sulla sezione del conduttore equipotenziale (la lunghezza
non è normalmente modificabile mentre può essere aumentata
senza grossi problemi la sezione; si ricorda che la reattanza
è legata anche al tipo di cavo, unipolare o multipolare, e
al tipo di posa, ravvicinata o distanziata rispetto al conduttore
di fase), anche la distanza del conduttore equipotenziale
rispetto a quello di fase incide sul valore della ZEQ
perché con la distanza aumenta il valore della reattanza).
Un guasto che si verificasse
sul quadro generale di distribuzione (guasto B) può essere
rappresentato dal circuito equivalente di figura 19.20 dove:
ZMT =
impedenza lato MT trasferita al secondario del trasformatore;
ZTR=
impedenza del trasformatore;
ZF1=
impedenza conduttori di fase dal trasformatore al primo interruttore;
ZPE1=
impedenza collegamento del centro stella col nodo equipotenziale;
ZF2=
impedenza conduttori di fase dal primo interruttore
al secondo interruttore (quadro generale BT);
ZPE2
= impedenza conduttore di protezione dal nodo equipotenziale
al quadro generale BT;
Fig.
14.21 – Schema equivalente per un guasto sul quadro
generale BT di cabina
In questo caso la tensione
di guasto UC0 sulle masse sarà data da:
Rispetto al caso precedente
nel circuito equivalente è scomparsa ZEQ,
non più interessata dal guasto, ed è entrata in gioco
ZPE2. Dalla relazione suesposta si può notare che
limitando questo valore di impedenza, corrispondente al tratto
di conduttore di protezione che collega il nodo equipotenziale
col quadro di distribuzione, è possibile contenere le tensioni
sulle masse. Gli altri conduttori invece si comportano in
modo opposto, più è bassa la loro impedenza più è alta la
tensione sulle masse.
continua...