LA SICUREZZA ELETTRICA
IN BASSA TENSIONE
Protezione delle
condutture (2)
12.2.2 Cavi in parallelo
Quando le correnti da trasportare sono
elevate, per evitare di utilizzare cavi di sezione eccessiva
o non disponibile oppure per aumentare la potenza da trasferire
con condutture già esistenti, si installano cavi di sezione
più piccola collegati in parallelo. La portata IZ
di n conduttori per fase in parallelo, di un circuito
trifase, si determina considerando n circuiti tripolari.
Si calcola innanzi tutto la portata I0 di un circuito
tripolare, secondo il tipo di cavo e la modalità di posa, e
si applica quindi il coefficiente di riduzione k2
relativo a n circuiti installati in fascio o in strato
a seconda del caso. I cavi in parallelo sono in genere protetti
da un unico interruttore di corrente nominale uguale o inferiore
alla somma delle portate dei cavi di ogni fase. Per questo motivo
i cavi in parallelo devono presentare la stessa impedenza ed
in particolare devono avere la stessa sezione in modo che la
corrente si distribuisca in parti uguali su ciascun cavo ad
evitare che alcuni cavi si carichino più di altri. Per sezioni
fino a circa 70 mm2 la resistenza prevale sulla reattanza
mentre per cavi di sezione maggiore la reattanza non è più trascurabile
rispetto la resistenza. Per rendere uniforme la reattanza sui
vari cavi è necessario disporre i cavi in modo il più possibile
simmetrico rispetto al centro ideale del fascio di cavi (fig.
12.3).
Fig.
12.3 - Disposizione di
cavi in parallelo. I cavi di una stessa fase devono essere
disposti in modo il più possibile simmetrico rispetto al centro
ideale del fascio di cavi.
12.2.3 Cavi schermati e/o armati
Nei cavi di questo tipo, funzionanti in
corrente alternata, le tabelle si applicano se l’armatura o
lo schermo contengono tutti conduttori attivi appartenenti al
circuito. Per i cavi unipolari armati o schermati occorre calcolare
la portata col metodo indicato dalla Norma CEI 20-21.
12.2.4 Portata nei sistemi trifasi
I sistemi trifasi si suppongono equilibrati.
Nel caso di squilibri di piccola entità per il calcolo della
portata si considera la fase più caricata mentre, per forti
squilibri, si deve calcolare la portata per il singolo caso
particolare, verificando anche l’adeguatezza del conduttore
di neutro (senza dimenticare l’eventuale presenza di armoniche,
terza e multipli). Si osserva inoltre che, essendo la reattanza
di un cavo funzione della distanza dei conduttori, nei sistemi
trifasi, con sezioni superiori a 10 mm2 (per sezioni
inferiori la reattanza è trascurabile rispetto alla resistenza)
le pose consigliate sono del tipo a trifoglio. La Norma CEI
64-8 infatti, prevede che in caso di mancata disposizione a
trifoglio siano almeno effettuate delle trasposizioni per lunghezze
superiori a 100m.
12.2.5 Cavi in aria libera
Un cavo si considera installato in aria
libera se :
·
la distanza del cavo dalla parete è sufficiente per permettere
l’applicazione delle portate appropriate per la posa in aria
libera ;
·
se in passerella forata per più del 30% della sua superficie
di base.
Se il cavo è posato in tubo o canale aperti
alle estremità non si ha riduzione di portata se la lunghezza
dell’attraversamento non supera i seguenti limiti :
·
0,5 m per cavi di sezione dei conduttori fino a 10 mm2 ;
·
1,0 m per sezioni oltre 10 mm2 e fino a 95
mm2;
·
1,5 m per sezioni oltre 95 mm2
12.2.6 Conduttori debolmente caricati
Se, alle condizioni normali di funzionamento,
il carico per tutti i conduttori attivi è inferiore alla loro
portata, il fattore di correzione k2 può essere aumentato. Se
infine per un circuito la condizione di esercizio è tale per
cui la corrente che lo attraversa è inferiore al 30% di quella
ottenuta applicando tutti i coefficienti di correzione relativi
a tutto il fascio o strato di cavi, allora il circuito può non
essere considerato ai fini del calcolo del coefficiente di correzione.
12.2.7 Carico intermittente e variabile
Se il carico dei conduttori attivi è variabile
o intermittente, il fattore k2 può essere più elevato.
12.3
Portata termica delle condutture
La portata termica è il massimo valore
della corrente che un conduttore può sopportare, in condizioni
di posa specificate, senza che la sua temperatura superi un
valore specificato (massima temperatura di funzionamento). La
portata dipende dal bilancio termico tra la potenza sviluppata
a causa dell’effetto Joule e la potenza ceduta all’ambiente
circostante.
12.4
Scelta dei dispositivi di protezione delle condutture
contro i sovraccarichi
L’art. 431-1 delle norme CEI 64-8 impone
che i conduttori attivi debbano essere protetti da uno o più
dispositivi che
interrompano automaticamente l’alimentazione
quando si produce un sovraccarico o un cortocircuito.
Queste situazioni, entrambe pericolose,
possono essere affrontate in modo distinto oppure contemporaneamente
utilizzando i seguenti dispositivi :
·
Relè termici - sono elementi
dotati di un dispositivo sensibile alla temperatura del cavo
e di una caratteristica di intervento tempo corrente. Proteggono
dai sovraccarichi;
·
Interruttori automatici magnetotermici
- sono dotati di un dispositivo sensibile alla temperatura
del cavo (relè termico) e di un dispositivo che interviene istantaneamente
per le elevate correnti di corto circuito (relè magnetico).
Garantiscono la protezione sia per i sovraccarichi sia per i
corto circuiti ;
·
Fusibili, con caratteristiche
analoghe a quelle degli interruttori automatici (fusibili tipo
gI).
Indichiamo con IB la
corrente di impiego del circuito, cioè la corrente che in condizioni
normali percorre il cavo di portata IZ, con If
la corrente che assicura l’effettivo funzionamento del dispositivo
di protezione entro il tempo convenzionale in condizioni definite
e con In la corrente nominale, o regolata, del
dispositivo di protezione contro il sovraccarico.
Le relazioni che vincolano questi valori
di corrente sono:
·
Il cavo deve avere una portata maggiore o al limite uguale alla
corrente d’impiego IB del circuito ;
(12.6)
·
Il dispositivo di protezione contro il sovraccarico deve essere
adatto a portare con continuità la corrente di impiego IB
senza dar luogo ad interventi intempestivi. La corrente
nominale del dispositivo di protezione In deve essere
quindi maggiore della corrente d’impiego del circuito ;
(12.7)
·
Il dispositivo di protezione non deve consentire il permanere
di correnti superiori alla portata del cavo IZ.
(12.8)
Sintetizzando dovrà essere :
In effetti, questa condizione non ci
permette di scegliere con facilità la corrente nominale IN
del dispositivo di protezione perché tali dispositivi hanno
una fascia di intervento incerto tra i valori Inf
(corrente convenzionale di non intervento)
e If (corrente convenzionale di intervento) come
schematizzato nelle figure seguenti.
Fig. 12.4
- Scelta del dispositivo di protezione delle condutture contro
il sovraccarico.
a) Il cavo è sovraccaricato
in modo inammissibile perché le correnti comprese tra IZ
e If possono non essere interrotte dal dispositivo.
b) Con IZ = If la protezione del cavo
è massima ma il cavo risulta essere sotto utilizzato in quanto
la corrente di impiego IB, minore di In,
è molto inferiore alla sua portata IZ.
c) Col compromesso If = 1,45IZ si riduce
il divario tra IB e IZ senza aumentare
quello tra IZ e If dove il cavo potrebbe
non essere protetto.
Esaminiamo i seguenti casi:
Nella zona tra In e If
il dispositivo potrebbe non intervenire e la conduttura, essendo
presente una corrente maggiore di IZ risulterebbe
sovraccaricata. Se ad esempio si usa un fusibile con If/In
= 1,6 e con un tempo convenzionale d’intervento tc=3
h si avrebbe un sovraccarico del 60% per un tempo di tre ore
con conseguente riduzione di vita del cavo (fig. 12.4 a) .
Una corrente superiore alla portata IZ
è interrotta ma aumenta il divario tra la corrente d’impiego
IB e la portata del cavo IZ ; il
cavo risulta pertanto sotto utilizzato (fig.12.4 b)
.
Una soluzione di compromesso è stata
raggiunta in sede normativa con il soddisfacimento della seguente
condizione (fig. 12.4 c) :
Da quanto detto sopra si può rilevare
che tanto più è ampio il divario tra IB e IZ
tanto meno è utilizzato il cavo, quanto più è ampio il divario
tra IZ ed If tanto meno è protetto il
cavo. Il compromesso raggiunto in sede normativa è accettabile
perché si accorcia la vita del cavo solo se si verificano contemporaneamente
le seguenti condizioni :
·
La corrente che si stabilisce nel circuito
è compresa tra IZ e If ;
·
Il sovraccarico è di lunga durata ;
·
Il dispositivo di protezione non interviene
anche per correnti prossime ad If
Riassumendo possiamo affermare che “le
caratteristiche di funzionamento di un dispositivo di protezione
delle condutture contro i sovraccarichi devono soddisfare
le seguenti condizioni” (Art. 433-2 Norme CEI 64-8):
(12.9)
(12.10)
Le seguenti disequazioni comportano conseguenze
diverse a seconda che il dispositivo di protezione utilizzato sia
un interruttore automatico, uno sganciatore termico oppure un
fusibile.
·
Interruttori automatici
La condizione peggiore riguarda gli interruttori
non regolabili (vedi “Dispositivi di manovra e protezione”)
per i quali, se sono costruiti secondo le norme CEI 23-3 e CEI
17-5 risulta che è al massimo If =1,45In
quindi la (12.10) diventa :
e se deve essere :
anche la (12.10) è rispettata. La protezione risulta
quindi sicuramente conforme alle norme
se è
Fig.
12.5 - Il compromesso
normativo per la protezione dei cavi contro i sovraccarichi
con interruttori automatici
·
Sganciatori termici
Per gli sganciatori
termici da accoppiare ai teleruttori si ha che If
= 1,2In e la (12.10) vale :
da cui :
Se si sceglie
il dispositivo con
è soddisfatta anche la (12.10). La protezione risulta
quindi sicuramente conforme alle norme se è .
·
Fusibili
I fusibili,
in funzione della loro corrente nominale In, hanno
le correnti Inf e If legate dalle relazioni
indicate in tab. 12.6:
Corrente
nominale In
|
Tempo
convenzionale
|
Correnti
convenzionali
|
(A)
|
(h)
|
If
|
Inf
|
|
|
|
|
Tab.
12.6 - Correnti convenzionali
di fusione If non fusione Inf dei fusibili
gG e gM.
dal momento che If vale 1,6In
risulta necessaria la verifica della condizione If
= 1,45In per cui la 12.10 diventa:
Queste disequazioni sono più restrittive
di quindi
l’unica condizione che deve essere soddisfatta per avere protezione
da sovraccarico è :
. Questo significa che per proteggere una conduttura dai
sovraccarichi per mezzo di fusibili, è necessario che la corrente
nominale del fusibile non superi il 90% della portata del cavo
e quindi il cavo deve essere sottoutilizzato (questo, come è
noto, non avviene con l’impiego degli interruttori automatici
ad uso domestico e similare perché si ha If=1,45In
e con gli interruttori ad uso industriale dove If=1,25In ;
è sufficiente quindi che sia
). Diversamente dall’interruttore automatico che viene
provato a caldo, cioè dopo una prova alla corrente nominale
In, il fusibile viene provato alla corrente a freddo,
cioè a temperatura ambiente. Se le prove eseguite sui fusibili
fossero analoghe a quelle eseguite sugli interruttori automatici,
anche per i fusibili, come per gli interruttori automatici varrebbe
la stessa relazione
per cui
senza dover sottoutilizzare il cavo. In sede normativa
si sta procedendo verso l’uniformità delle due norme per colmare
questo piccolo svantaggio dei fusibili nei confronti degli interruttori
automatici. Se la conduttura presenta tratti con portate diverse
(per es. a causa di diverse condizioni di posa) le condizioni
12.9 e 12.10 devono essere verificate per i tratti con portata
inferiore, mentre se il dispositivo è posto a monte di più linee
derivate esso protegge dal sovraccarico tutte le condutture
che soddisfano alle condizioni 12.9 e 12.10. Abbiamo visto come
in una conduttura protetta con dispositivi a tempo dipendente
possa essere tollerata una sovracorrente fino all’intervento
della protezione stessa. Questa sovracorrente è tollerabile
dal cavo se la sua curva di sovraccaricabilità rimane al di
sopra della caratteristica d’intervento del dispositivo di protezione.
In genere questa verifica non è necessaria se le caratteristiche
d’intervento dei dispositivi di protezione sono scelte con
i criteri sopra esposti
continua....
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