LA SICUREZZA ELETTRICA
IN BASSA TENSIONE
Sezionamento e comando
(1)
11.
Sezionamento e comando
11.1
Sezionamento
11.1.1 Generalità
Ogni impianto deve essere sezionabile
in quanto l’operatore può essere chiamato ad interrompere un
circuito sia per ragioni di sicurezza sia per ragioni funzionali.
Il sezionamento deve assicurare la messa fuori tensione di tutto
o di una parte dell’impianto separandolo in modo sicuro da qualsiasi
alimentazione elettrica e garantendo in tal modo la sicurezza
delle persone che eseguono lavori. Il sezionatore deve essere
sicuramente aperto e non deve essere possibile la sua richiusura
finché si eseguono lavori sull’impianto. A tal proposito il
sezionatore, il quadro, o il locale contenente il quadro dovranno
essere chiusi a chiave a meno che non sia assolutamente possibile
che persone estranee ai lavori di manutenzione possano incidentalmente
richiudere il dispositivo (ad esempio in un appartamento si
ritiene che chi seziona l’impianto sia sufficientemente informato
dei rischi e quindi non si richiede la chiusura a chiave del
centralino).
11.1.2 Il sezionatore
Il sezionatore è un apparecchio di manovra
che, per ragioni di sicurezza, garantisce nella posizione di
aperto una distanza di sezionamento tra i contatti. Sezionare,
infatti, significa aprire un circuito per garantire la sicurezza
delle persone che lavorano su o nelle vicinanze di parti attive
(Norme CEI 64-8 art. 28.1). In genere è adatto per aprire o
chiudere circuiti in cui circolano piccole correnti. I sezionatori
devono possibilmente avere i contatti visibili nella posizione
di aperto oppure un dispositivo indicatore connesso in modo
certo ai contatti mobili. Negli interruttori estraibili è la
posizione stessa dell’interruttore ad indicare la posizione
di aperto o di chiuso. La manovra sotto carico di un sezionatore
potrebbe risultare pericolosa quindi è necessario che non sia
a portata di mano di persone non esperte oppure dotato di blocco
o interblocco con altro dispositivo manovrabile sotto carico.
Nei piccoli impianti, come ad esempio in un appartamento, si
da per scontato che l’interruttore generale sia sotto il controllo
di chi lavora. Un cartello di segnalazione "Lavori in corso
non effettuare manovre" può essere sufficiente nelle officine
elettriche dove hanno accesso solo persone addestrate consapevoli
dei rischi che si corrono contravvenendo all’avvertimento del
messaggio. In BT al posto dei sezionatori si utilizzano spesso
dispositivi destinati anche ad altre funzioni come ad esempio
i normali interruttori automatici (interruttori magnetotermici
rispondenti alle Norme CEI 23-3 o interruttori differenziali
rispondenti alle Norme CEI 23-42 e 23-44; gli interruttori automatici
per uso industriale rispondenti alle Norme CEI 17-5 sono idonei
solo se dichiarati tali dal costruttore). Il sezionamento deve
essere effettuato con dispositivi onnipolari che aprano in una
sola operazione tutti i poli (potrebbero essere utilizzati anche
dispositivi unipolari, purché disposti affiancati sulla stessa
parte del quadro, anche se sarebbero da preferire dispositivi
onnipolari). Il dispositivo deve essere installato in modo
che non sia possibile una chiusura accidentale e quindi in posizione
tale che, un movimento dovuto alla gravità, possa eventualmente
produrre una apertura anziché una chiusura. Non devono essere
utilizzati dispositivi statici perché non garantiscono la separazione
galvanica dei contatti e presentano una corrente di dispersione
tra i poli che non può essere trascurata. Possono quindi essere
utilizzati interruttori, fusibili, barrette, e prese a spina.
Se il dispositivo di sezionamento è comandato a distanza (ad
esempio il contattore di alimentazione di una macchina o l’interruttore
in cabina ad apertura telecomandata) si pone il problema di
rendere visibile e certa l’avvenuta apertura. Un sezionatore
o un interruttore a causa della saldatura dei contatti potrebbe
non aprire il circuito ma l’operatore se ne accorge facilmente;
la stessa cosa deve accadere per un dispositivo comandato a
distanza. Affinché la segnalazione sia affidabile si potrebbe
ad esempio adottare la doppia segnalazione ottica di aperto
e chiuso utilizzando contatti ausiliari connessi con i contatti
principali e tali che possano chiudersi o aprirsi solo in concomitanza
con la chiusura o apertura dei contatti principali. Quando
il sezionatore ha un comando di chiusura/apertura sia manuale
che a distanza va richiamata l’attenzione dell’operatore con
apposito avvertimento. Sul dispositivo deve essere chiaramente
indicato il circuito che seziona.
11.1.3 Casi in cui il sezionamento
non risulta sufficiente
·
E’ presente dell’energia accumulata da condensatori o macchine
elettriche ancora in movimento dopo il sezionamento. Se esistono
condensatori occorre procedere alla messa in corto circuito
e a terra degli stessi.
·
Il sezionamento è stato effettuato lontano dal punto in cui
si eseguono i lavori e possono indursi sui circuiti tensioni
pericolose a causa della vicinanza ad altri circuiti che non
sono stati messi fuori servizio oppure c’è pericolo di scariche
atmosferiche. Anche se siamo in BT è necessario cortocircuitare
e mettere a terra i conduttori sul posto di lavoro.
·
Un circuito sezionato in bassa tensione alimenta o potrebbe
alimentare una parte di impianto in alta tensione. E’ il caso
di un trasformatore sezionato sia in AT sia in BT ma con altri
trasformatori che rimangono inseriti ad alimentare l’impianto.
Per un operatore che lavora sulla parte in AT, se il sezionamento
in BT viene a mancare, si potrebbe creare una situazione pericolosa
sul primario del trasformatore in AT. Sarebbe utile in tal
caso mettere in corto circuito e a terra i conduttori e interbloccare
l’apertura dei sezionatori in AT e in BT in modo che l’apertura
dell’uno comporti sicuramente anche l’apertura dell’altro.
Fig. 11.1 per garantire la
sicurezza all’operatore che lavora a monte del trasformatore
occorre sezionare i circuiti a monte e a valle del trasformatore
su cui lavora e mettere a terra i conduttori anche in B. T.
11.1.4 Sezionamento del neutro
Devono essere sezionati tutti i poli di
un circuito dai quali può derivare un pericolo ma non il conduttore
di protezione. Il neutro deve essere trattato in modo diverso
a seconda del sistema di distribuzione TT, TN, IT. Si è visto
nella parte relativa ai contatti indiretti e diretti quali
possono essere le cause che determinano tensioni pericolose
sul neutro. Nei sistemi TT, dove non sono presi particolari
provvedimenti per evitare che il neutro assuma tensioni pericolose,
il neutro è un conduttore attivo e quindi come tale deve essere
sezionabile. Allo stesso modo per i sistemi IT dove è isolato
da terra. Nei sistemi TN occorre distinguere tra sistema TN-C,
dove è vietato sezionare il neutro che funge anche da conduttore
di protezione (PEN), e sistema TN-S dove il neutro è un conduttore
attivo e quindi andrebbe sezionato. In un sistema TN-S si potrebbe
tuttavia valutare il rischio che effettivamente il neutro possa
andare in tensione e agire di conseguenza caso per caso.
11.2
Comando
11.2.1 Comando d’emergenza
Con il comando d’emergenza (ad esempio
nei luoghi con pericolo d’esplosione o d’incendio) si vuole
eliminare rapidamente una situazione di pericolo inaspettata
e nel caso particolare in cui serva ad interrompere una macchina
in movimento pericoloso esso prende il nome di arresto d’emergenza
(macchine in movimento pericolose come nastri trasportatori,
macchine utensili, scale mobili ecc..). L’arresto di emergenza
deve essere adottato per la parte dell’impianto che può dar
luogo a pericolo e quindi non alla restante parte perché in
alcuni casi potrebbe essere utile a prevenire altri tipi di
incidenti. I dispositivi di emergenza devono essere installati
in posizione accessibile, azionabili con una sola manovra e
facilmente identificabili; il colore convenzionale è rosso su
sfondo giallo. L’apertura e l’arresto devono essere indicati
chiaramente. Se l’uso intempestivo del comando d’emergenza può
provocare danni a persone, animali o cose il dispositivo deve
essere installato in luogo accessibile al solo personale addestrato
o essere azionabile solo dopo aver rimosso un sigillo o infranto
un vetro di protezione. Il dispositivo, una volta azionato,
deve rimanere nella posizione di aperto finché non interviene
l’operatore per ripristinare la situazione normale e ne deve
essere indicata in modo inequivocabile la posizione di apertura.
Questo blocco in posizione di aperto può essere ottenuto sia
elettricamente sia meccanicamente. Il circuito di potenza, aperto
in condizione di pericolo, può essere richiuso solo manualmente
tramite dispositivo diverso da quello di emergenza e solo dopo
che il dispositivo di emergenza è stato riportato nella sua
condizione di riposo. Il comando di emergenza spesso deriva
dalla normativa di prevenzione incendi ed in questi casi è
necessario che sia in ambiente separato da quello soggetto all’incendio
ed accessibile dall’esterno. Per evitare usi impropri è buona
norma installarlo sotto vetro. In altri casi, come ad esempio
nei locali di pubblico spettacolo deve essere facilmente raggiungibile
dall’esterno e deve porre fuori tensione, con un’unica manovra,
tutto l’impianto ad esclusione dei servizi di sicurezza (es.
illuminazione d’emergenza). Esempi di impianti in cui si utilizza
il comando d’emergenza :
·
sistemi di pompaggio di liquidi infiammabili ;
·
sistemi di ventilazione ;
·
grandi calcolatori ;
·
lampade a scarica alimentate ad alta tensione ;
·
i grandi edifici come ad esempio i grandi magazzini di vendita ;
·
laboratori per prove o ricerche elettriche;
·
grandi cucine ;
·
centrali termiche ;
·
laboratori didattici ;
·
sale cinematografiche, teatri e in generale luoghi destinati
al pubblico spettacolo.
Lo stesso discorso vale anche per i luoghi
con pericolo di esplosione, il comando d’emergenza deve cioè
essere possibile da un luogo facilmente accessibile e al di
fuori delle zone AD.
11.2.2 Comando funzionale
Il comando funzionale può essere unipolare
e in caso di circuito fase/neutro deve essere inserito sul conduttore
di fase. Si evita così che un guasto a terra sulla fase del
circuito (che potrebbe essere protetto con differenziali poco
sensibili) possa rendere inoperante l’interruttore. Naturalmente
non potrà essere affidata all’interruttore unipolare la funzione
di sezionamento e quindi sarà sempre necessario un sezionatore
a monte del circuito con i requisiti e per gli scopi visti prima.
Nel caso di circuito fase/fase un interruttore unipolare non
è molto affidabile perché si potrebbe verificare lo stesso problema
prospettato per il circuito fase/neutro nel caso di un guasto
a terra su una fase del circuito. Questo comunque è un inconveniente
accettabile e non così grave da giustificare l’uso di un interruttore
bipolare anche in considerazione del fatto che per la sicurezza
sarà sempre installato a monte un dispositivo di sezionamento.
11.2.3 Prese a spina e manovra sotto
carico
La presa a spina, pur non essendo un dispositivo
specifico per la manovra sotto carico, è spesso impiegata per
aprire o chiudere circuiti sia a vuoto sia a carico. L’unico
modo per impedire questa operazione è l’interblocco. Per correnti
fino a 16 A si può accettare l’utilizzo della presa a spina
come dispositivo di manovra sotto carico anche in considerazione
del fatto che sono installate alle estremità dell’impianto dove
le correnti di corto circuito sono generalmente modeste e che
la presa a spina deve sempre essere protetta dalle sovracorrenti.
Se le correnti sono superiori o se si ritiene che per la particolare
ubicazione la corrente di corto circuito possa essere elevata
è necessario installare apparecchi con interblocco elettrico
o meccanico.
12.
Protezione delle condutture contro il sovraccarico
12.1
Sovracorrenti
L’intensità di corrente che si ha nelle
normali condizioni di funzionamento di un’apparecchiatura elettrica
(condizioni specificate dai dati di targa) viene definita corrente
nominale. In realtà alcune apparecchiature elettriche, a seconda
dell’impiego, funzionano ad una potenza variabile con un assorbimento
di corrente anch’esso variabile. Più in generale si può dire
che un’apparecchiatura funziona in regime di sovracorrente
tutte le volte che è interessata da un valore di corrente maggiore
di quello nominale.
Le cause di un tale funzionamento possono
essere ricondotte a due casi fondamentali :
·
sovracorrenti dovute a sovraccarichi
tipico di un circuito elettricamente sano,
interessato da una corrente fino ad un massimo di 6 - 8 volte
la corrente nominale e che può essere sopportato per un tempo
determinato producendo sollecitazioni termiche. Un sovraccarico
non controllato può degenerare rapidamente in un corto circuito
e quindi sarà necessario adottare delle protezioni che intervengano
in tempi tanto più brevi quanto maggiore è l’entità del sovraccarico ;
·
sovracorrenti dovute a guasti
o corto circuiti
si verificano in un circuito elettricamente
guasto a causa di un contatto di impedenza nulla tra due parti
in tensione con esclusione della parte di impianto a valle del
guasto. La corrente diventa molto intensa in poco tempo sottoponendo
il circuito a sollecitazioni termiche e a sforzi elettrodinamici
e provocando archi elettrici che possono essere causa di innesco
d’incendio o di esplosioni. Poiché il funzionamento in corto
circuito provoca danni in tempi brevissimi il guasto deve essere
eliminato quasi istantaneamente.
12.2
Sollecitazione termica per sovraccarico di una conduttura
Una corrente superiore alla portata della
conduttura è detta sovracorrente (art. 25-6 norme CEI 64-8).
Una conduttura (si preferisce parlare di conduttura anziché
di conduttore poiché la portata di un conduttore cambia con
le condizioni di posa e un conduttore posato costituisce una
conduttura) percorsa da corrente sviluppa calore (per effetto
Joule) che viene disperso nell’ambiente circostante finché non
raggiunge la temperatura di regime Jc
maggiore della temperatura ambiente Ja.
A regime termico la potenza sviluppata a causa dell’effetto
Joule e la potenza ceduta dal cavo all’ambiente sono uguali a :
(12.1)
dove :
r =
resistività del conduttore ;
r
= raggio della sezione del conduttore ;
l
= lunghezza del conduttore ;
h
= coefficiente di conducibilità termica tra conduttore e ambiente ;
I
= intensità di corrente;
temperatura ambiente;
temperatura raggiunta dal conduttore a regime termico.
.Da cui :
(12.2)
Un funzionamento
in sovraccarico, per un tempo pari all’intervento delle
apparecchiature di protezione, porta ad un aumento della temperatura
che tende ad un nuovo valore di regime, proporzionale alla nuova
potenza termica dissipata, che deve essere compatibile col materiale
isolante impiegato. I materiali isolanti normalmente usati
in B. T. subiscono una degradazione (invecchiamento) tanto più
intensa quanto maggiore è la temperatura che assumono. Per ogni
tipo di isolante viene definita una temperatura massima di funzionamento
Js (ad esempio 70°C per il PVC) che
non deve essere superata nel servizio ordinario per evitarne
il decadimento delle caratteristiche elettriche e meccaniche.
La protezione dal sovraccarico deve perciò essere tanto più
rapida quanto maggiore è l’entità del sovraccarico stesso e
quanto minore è la sovratemperatura ammissibile per l’isolante.
Ad esempio un conduttore di 10mm2 (50 A circa di
portata) tollera una sovracorrente di 100A per circa 16 minuti
con una riduzione di vita dello 0,1%. Molto importante è la
temperatura ambiente in cui un cavo viene installato; risulta
evidente che quanto più è elevata, tanto minore è la corrente
che può circolare in un cavo. Al limite un conduttore isolato
in PVC non può essere adottato in un locale la cui temperatura
è maggiore di 70 °C (vedi tab. 12.1) Per valori di corrente
molto maggiori della portata non si può più parlare di sovraccarico
ma di corto circuito. Dal momento che il funzionamento
in corto circuito provoca danni in brevissimo tempo (sollecitazioni
termiche, elettrodinamiche, archi elettrici che possono innescare
esplosioni ed incendi) i relativi dispositivi di protezione
devono intervenire istantaneamente.
Sigla
|
Tipo di materiale
|
Temp. massimadi
esercizio
(°C)
|
Temp. massimadi
cortocircuito
(°C)
|
EI1
EI2
TI1
TI2
G5/G7
G9/10
R2
|
Gomma naturale
Gomma siliconica
Polivinilcloruro
(posa fissa)
Polivinilcloruro
(posa mobile)
Gomma etilpropilenica
(EPR)
Gomma reticolata
(XLPE)
Polivinilcloruro
(posa fissa)
|
60
180
70
70
90
90
70
|
200
350
160
150
250
250
160
|
Tab 12.1
- Massima temperatura di funzionamento per gli isolanti più
comuni
continua....
|