LA SICUREZZA ELETTRICA
IN BASSA TENSIONE
Dispositivi di manovra
e protezione (12)
10.6.17
La regolazione degli interruttori selettivi a microprocessore
In questi dispositivi lo sgancio è ottenuto
per mezzo di un elettromagnete controllato da un elaboratore
a microprocessore che elabora i segnali ricevuti dai trasformatori
di corrente inseriti di solito nell’interruttore. In base a
questi segnali e alle regolazioni impostate l’elaboratore invia
il comando di sgancio all’elettromagnete. Mancando il bimetallo,
che come si è detto costituisce un punto termicamente debole,
si possono ottenere valori più alti della corrente di breve
durata ammissibile che fluisce nell’interruttore nel tempo
di ritardo impostato e si può variare, entro ampi limiti, l’intera
caratteristica di intervento. A differenza del tipo elettromeccanico
si possono impostare liberamente e con continuità i tempi di
ritardo per ottenere la selettività cronometrica. In alcuni
modelli dell’ultima generazione è possibile variare i tempi
in misura inversa al quadrato della corrente di corto circuito
raggiungendo la selettività con A2s costanti. L’apparecchio
è in questo modo autoprotetto perché quando l’energia specifica
passante non è più sopportabile l’apparecchio interviene rinunciando
se necessario alla selettività. L’autoprotezione dall’energia
specifica passante e l’aumentata corrente ammissibile di breve
durata hanno permesso di ottenere interruttori selettivi di
dimensioni contenute e con correnti nominali più basse dell’ordine
dei 500A.
Fig. 10.30 -
Regolazione di uno sganciatore a microprocessore
Con certi interruttori elettronici,
pilotati a volte anche con trasformatori di corrente esterni,
è possibile ottenere la cosiddetta selettività logica o di zona.
I microprocessori, collegati tra di loro da un filo di connessione,
sono in continua comunicazione tra di loro e ogni interruttore
che rileva un guasto lo comunica a quelli immediatamente a monte
che imposteranno automaticamente il tempo di ritardo sufficiente
a far intervenire istantaneamente, e quindi selettivamente,
l’interruttore che ha rilevato il guasto.
Fig. 10.31
- Selettività logica pilotata o di zona
10.6.18
Protezione di sostegno (back-up)
Se un interruttore automatico presenta
un potere d’interruzione inferiore alla corrente presunta di
corto circuito nel punto d’installazione è possibile intervenire
associando ad esso una protezione di sostegno di tipo limitatore
opportunamente coordinata .
Fig. 10.32 -
Protezione di sostegno (back-up) . In caso di guasto in C i
due interruttori, installati in serie, interagiscono tra di
loro comportandosi come un’unica unità con due interruzioni
poste in serie che interrompono il circuito.
In caso di guasto a valle dell’interruttore
con potere di corto circuito minore della corrente di corto
circuito presunta in quel punto i due interruttori disposti
in serie tra di loro intervengono simultaneamente per un valore
di corrente (corrente di scambio) superiore ad una prefissata
soglia. Tutto ciò conferisce all’insieme e quindi anche all’interruttore
a valle un potere di interruzione superiore a quello che lo
stesso potrebbe garantire da solo. Ovviamente un tal sistema
non permettere di ottenere la selettività tra i dispositivi
ma permettere di risolvere altre problematiche come ad esempio :
·
diminuire l’ingombro delle apparecchiature elettriche ;
·
interventi su impianti esistenti anche se non più idonei alle
nuove correnti di corto circuito ;
·
risparmio economico sul dimensionamento dei componenti dell’impianto.
Fig. 10.33
- Back-up - corrente di scambio
In definitiva la
protezione di sostegno è applicabile quando non esistono esigenze
di selettività e consente di proteggere impianti sottodimensionati
rispetto alla corrente di guasto presunta ottenendo un sensibile
risparmio nel dimensionamento degli interruttori a valle. Per
ottenere la protezione di sostegno sono necessarie alcune condizioni
fondamentali :
·
l’interruttore a monte deve avere un potere d’interruzione almeno
pari alla corrente di corto circuito presunta nel punto di installazione
dell’interruttore a valle ;
·
la corrente di corto circuito e l’energia specifica lasciata
passare dall’interruttore a monte non devono danneggiare l’interruttore
a valle e le condutture;
·
i due interruttori devono essere effettivamente in serie in
modo da essere percorsi dalla stessa corrente in caso di guasto.
Le combinazioni adatte per questo tipo
di protezione devono in ogni caso essere scelte in base a indicazioni
fornite dal costruttore che deve verificare l’efficienza dell’intero
complesso mediante prove pratiche. Il potere d’interruzione
dell’insieme non può infatti essere calcolato teoricamente ma
può essere definito soltanto mediante prove dirette eseguite
in laboratori altamente qualificati. Per questo motivo il complesso
di interruttori da impiegare per la protezione di sostegno non
può esse composto da apparecchiature fornite da costruttori
diversi che in tal caso non ne garantirebbero l’idoneità.
10.6.19
Criteri di scelta di scelta di un interruttore automatico
Prima di procedere alla definizione dei
criteri di scelta dell’interruttore è necessario fare alcune
considerazioni a proposito di sovraccarichi e cortocircuiti.
10.6.20
L’intervento automatico su sovraccarico e cortocircuito
·
Sovraccarico - L’interruttore
non è in grado di distinguere un sovraccarico da una corrente
di guasto a terra o da un corto circuito ad elevata impedenza.
Sotto l’aspetto dell’intervento automatico un sovraccarico è
perciò da intendersi come una sovracorrente che non è in grado
di determinare l’intervento dello sganciatore elettromagnetico.
Abbiamo visto in precedenza le caratteristiche di intervento
degli interruttori automatici ; individuiamo ora le quattro
correnti tipiche che caratterizzano lo sganciatore termico (fig.
10.34).
|
Inf - corrente convenzionale di non intervento :
è il valore di corrente fino al quale , in determinate
e specificate condizioni, non avviene lo sgancio dell’interruttore ;
If - corrente convenzionale d’intervento :
corrente che in determinate e specificate condizioni provoca
lo sgancio dell’interruttore ;
I1m - corrente massima di intervento
dello sganciatore termico oltre la quale potrebbe intervenire
quello elettromagnetico ;
I2m - corrente massima di intervento
dello sganciatore termico oltre la quale interviene sicuramente
quello elettromagnetico ;
In - Massima corrente che non provoca l’intervento
dello sganciatore termico.
|
Fig. 10.34 -
Caratteristica d’intervento di un interruttore automatico
In, Inf, I1m,
I2m sono i valori di corrente che
caratterizzano l’attitudine dell’interruttore alla corretta
protezione da sovracorrenti di modesta entità.
·
Cortocircuito - L’interruttore automatico deve
poter intervenire correttamente fino al proprio potere d’interruzione
estremo Icu riferito alla sua tensione d’impiego
Ue . Il potere d’interruzione di servizio Ics
è normalmente inferiore a quello estremo in modo che sia possibile
mantenere in esercizio l’interruttore anche dopo un primo cortocircuito.
Oltre a questo l’interruttore deve garantire anche la limitazione
delle sollecitazioni da cortocircuito. La limitazione dipende
fondamentalmente dai tempi d’interruzione. La somma del tempo
di pre-arco ( tempo che intercorre tra l’insorgere del guasto
e il distacco dei contatti) e di quello d’arco (tempo necessario
ad estinguere l’arco). Il tempo di pre-arco è fondamentale
ai fini della limitazione delle sollecitazioni elettrodinamiche
di cortocircuito in quanto la corrente di picco limitata si
mantiene a valori inferiori rispetto a quella normale di cortocircuito
(fig. 10.17). Quando il tempo di pre-arco è inferiore a 1 ms
si può parlare di interruttori limitatori, se invece il tempo
è compreso tra 1 e 4 ms allora sono detti di tipo rapido. Il
tempo di pre-arco influisce anche sulla limitazione dell’energia
specifica di cortocircuito (I2t - integrale di joule)
che è importante per valutare l’attitudine dell’interruttore
alla protezione contro le sollecitazioni termiche (la caratteristica
di limitazione è rilevabile dal grafico della fig. 10.35). In
corrispondenza dell’intervento termico la caratteristica della
curva di limitazione è irregolare in prossimità della corrente
Im di intervento magnetico e non è significativo
per correnti fino a 3In (che corrispondono a tempi
di interruzione di circa 3-5 s). Superata la corrente Im,
individuabile sul diagramma dal tratto verticale, il tempo d’interruzione
è praticamente costante e l’energia specifica passante aumenta
all’incirca in funzione del quadrato della corrente di cortocircuito
effettivamente interrotta. Questa caratteristica I2t/Icc
è necessaria, come vedremo in altro capitolo, per la corretta
verifica della protezione dei cavi e per valutare il comportamento
selettivo tra interruttori installati in cascata.
Fig. 10.35
- Caratteristica I2t/Icc- protezione dei
conduttori dal corto circuito
10.6.21
Scelta della corrente nominale
La corrente nominale In deve
essere compresa tra il valore della corrente d’impiego IB
e il valore della massima corrente termica Ith del
circuito da proteggere che, a seconda dei casi, può essere
o la portata massima dei cavi IZ o la corrente nominale
In di apparecchi come gli interruttori di manovra.
La corrente nominale ovviamente è relativa alla condizione di
non intervento dello sganciatore termico quando la temperatura
ambiente è uguale a quella di riferimento indicata dal costruttore.
Se la temperatura ambiente è maggiore, ad esempio le temperature
che si hanno all’interno dei quadri elettrici, occorre considerare
la riduzione della corrente di non intervento e praticare il
necessario declassamento dell’interruttore basandosi su grafici
(indicativamente vedere la fig. 10.36) e le tabelle messe a
disposizione dai costruttori e che permettono di determinare
la corrente nominale dell’interruttore automatico alla nuova
temperatura ambiente.
Fig. 10.36
- Riduzione della corrente di non intervento di un interruttore
magnetotermico all’aumentare della temperatura (un interruttore
automatico con In 10A alla temperatura di 60 °C
deve subire una riduzione a 8,9 A).
10.6.22
Scelta delle caratteristiche di limitazione delle sollecitazioni
di cortocircuito
La corretta protezione dalle sollecitazioni
termiche ed elettrodinamiche di cortocircuito può essere attuata
solo se l’interruttore presenta caratteristiche di limitazione
dell’energia specifica passante adeguate. Un cavo risulta completamente
protetto quando l’energia specifica, A2s non supera
il valore K2S2 dove S è la sezione in
mm2 e K un coefficiente che varia da 115 a 143 a
seconda del tipo di isolante. In figura 10.35 sono indicati
i limiti A e B della corrente di cortocircuito entro i quali
il cavo è adeguatamente protetto; si ricorda (in un prossimo
capitolo l’argomento verrà adeguatamente approfondito) che il
valore inferiore, corrente di cortocircuito minima Iccm,
ha in genere senso solo nel caso di linee lunghe. Gli
altri componenti risultano correttamente protetti se gli A2s
lasciati passare dall’interruttore non superano la corrente
nominale massima ammissibile per la durata di 1 secondo I2cw
(1s). La protezione contro gli effetti elettrodinamici
si ha quando la corrente di picco limitata Ipl non
supera quella massima ammissibile dal componente. Per questa
verifica occorre disporre della caratteristica Ipl/Ip
(fig. 10.37).
Fig. 10.37 -
Caratteristica Ipl/Ip
Non disponendo di questa
caratteristica ma solo del potere di chiusura Icm si
dovrà verificare che i componenti sopportino delle correnti
di picco non inferiori a questo valore (Icm - massimo
valore istantaneo di corrente che l’interruttore è in grado
di aprire senza danneggiarsi).
continua....
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