LA SICUREZZA ELETTRICA
IN BASSA TENSIONE
Dispositivi di manovra
e protezione (3)
10.4
Interruttori differenziali
10.4.1 Generalità
Dell’interruttore differenziale le Norme
riportano la seguente definizione : “dispositivo meccanico
destinato a connettere e a disconnettere un circuito all’alimentazione,
mediante operazione manuale, e ad aprire il circuito automaticamente
quando la corrente differenziale supera un valore predeterminato”.
Viene altresì precisato che ove fossero presenti anche sganciatori
di sovracorrente, questi devono essere in grado di “provocare
automaticamente l’apertura del circuito principale quando la
corrente superi un valore predeterminato”. Con il verificarsi
di un guasto verso terra la somma vettoriale delle correnti,
che in un circuito in condizioni normali è nulla, da un risultato
diverso da zero. L’interruttore differenziale è un dispositivo
sensibile a questa corrente (corrente differenziale) e interviene,
aprendo automaticamente il circuito, quando viene superato un
valore prestabilito. Con questo dispositivo è possibile attuare :
·
la protezione contro i contatti indiretti ;
·
una protezione addizionale contro i contatti diretti ;
·
la protezione contro gli incendi causati dagli effetti
termici dovuti alle correnti di guasto verso terra.
Non in tutti gli interruttori differenziali
l’energia necessaria per il funzionamento proviene dalla corrente
di guasto ma da una sorgente esterna costituita in genere dalla
stessa rete di alimentazione. E’ il caso ad esempio dei dispositivi
differenziali ad uso industriale con il toroide separato che
viene installato direttamente sul cavo. In questo tipo di dispositivi
quasi sempre se viene a mancare l’energia ausiliaria l’interruttore
non interviene. In alcuni casi molto particolari questo potrebbe
risultare pericoloso; ad esempio si interrompe uno solo dei
conduttori che alimentano il circuito ausiliario e contemporaneamente
si ha un guasto verso terra. Poiché la situazione prospettata
è possibile ma poco probabile la Norma permette l’utilizzo di
questi interruttori differenziali per la protezione dai contatti
indiretti ma solo negli impianti elettrici condotti da persone
addestrate come ad esempio negli stabilimenti industriali.
10.4.2 Principio di funzionamento
In figura 10.4 è schematizzato il principio
di funzionamento di un interruttore differenziale monofase.
Lo sganciatore differenziale è composto essenzialmente da un
nucleo magnetico toroidale su cui sono avvolte due bobine, che
vengono collegate in serie con la linea da proteggere, e da
una bobina di rilevazione differenziale (B) che agisce sull’organo
di comando . Le due bobine sono avvolte in modo che le forze
magnetomotrici da esse prodotte, quando in condizioni normali
sono attraversate dalla stessa corrente, siano uguali ed opposte,
tali quindi da produrre una forza magnetomotrice risultante
nulla. Non si avrà perciò alcun effetto magnetico e il relè
di sgancio (S) non interverrà. Se l’isolamento dell’utilizzatore
protetto dal dispositivo cede, una corrente di guasto Ig
viene convogliata verso terra e le correnti che circoleranno
attraverso le due bobine non saranno più uguali provocando una
corrente differenziale ID=I1-I2.
La forza magnetomotrice risultante non sarà più nulla e la variabilità
del flusso nel tempo indurrà nella bobina differenziale una
forza elettromotrice che farà circolare la corrente I1.
Tale corrente andrà ad interessare l’organo di comando dello
sganciatore differenziale provocando l’apertura del circuito
guasto se la corrente differenziale supera il valore di soglia.
In un sistema trifase senza neutro la somma vettoriale delle
tre correnti in assenza di guasto verso terra, anche in presenza
di carichi squilibrati è sempre uguale a zero. Il dispositivo
differenziale trifase è sensibile alla somma vettoriale delle
tre correnti e interviene per un guasto a terra quando viene
superata dalla corrente differenziale la soglia d’intervento
dello sganciatore. Nei sistemi trifase con neutro la somma vettoriale
delle tre correnti è uguale ed opposta a quella che circola
sul neutro e quindi la somma delle quattro correnti è sempre
uguale a zero ; l’interruttore differenziale anche in questo
caso interviene solo in caso di guasto a terra. L’interruttore
differenziale deve essere munito di un tasto di prova con una
corrente di prova che secondo le norme può essere al massimo
2,5IDn. La prova eseguibile con questo tasto intende
verificare che il rivelatore differenziale e il dispositivo
di sgancio siano ancora in grado di segnalare una corrente differenziale
e di interrompere il circuito. Questa però è una prova che non
permette di stabilire se è rispettata la caratteristica di intervento
dell’interruttore differenziale (questa verifica deve essere
effettuata mediante appositi strumenti). I costruttori in ogni
caso consigliano di provare gli interruttori differenziali col
tasto di prova almeno una volta al mese perché si è notato che
la percentuale di guasti dei dispositivi così provati si riduce
rispetto a quelli non provati con questa frequenza.
Fig.
10.4 - Principio di funzionamento
di un interruttore differenziale
10.4.3 Parametri caratteristici degli
interruttori differenziali
In base al tipo costruttivo i dispositivi
differenziali si distinguono in :
·
dispositivi il cui funzionamento
non dipende da una sorgente ausiliaria ;
·
dispositivi che dipendono da
una sorgente ausiliaria.
Una ulteriore suddivisione viene effettuata
in base alla funzione a cui il dispositivo differenziale è destinato :
·
Differenziali magnetotermici -
sono costituiti dalla combinazione di uno sganciatore magnetico,
termico e differenziale e sono destinati alla protezione dalle
sovracorrenti e dalle correnti di guasto verso terra ;
·
Differenziali puri - sono
dotati del solo sganciatore differenziale e quindi garantiscono
solo la protezione verso terra. Devono essere accoppiati a interruttori
magnetotermici o a fusibili per la protezione dalle sollecitazioni
termiche e dinamiche;
·
Differenziali con toroide separato
- sono impiegati negli impianti industriali caratterizzati
da forti intensità di corrente. Vengono realizzati con relè,
costituiti da un toroide sul quale è disposto l’avvolgimento
di rilevazione della corrente differenziale, che viene utilizzato
per comandare il meccanismo di sgancio di un interruttore o
di un contattore di linea.
Le prestazioni di questi dispositivi sono
definite da alcune grandezze caratteristiche :
·
Numero dei poli
- 2P, 3P, 4P ;
·
Tensione nominale
- valore di tensione per la quale l’interruttore è destinato
a funzionare ;
·
Corrente nominale
(In) - valore di corrente che l’apparecchio
è in grado di portare ininterrottamente ;
·
Corrente differenziale
nominale d’intervento IDn (Norme
CEI EN 61008-1 e CEI EN 61009-1) - minimo valore della
corrente differenziale che determina l’apertura dei contatti
entro tempi specificati. I valori normalizzati sono 0,01-0,03-0,1-0,3-0,5-1A ;
·
Corrente differenziale
nominale di non intervento IDn0
(Norme CEI EN 61008-1 e CEI EN 61009-1) - valore massimo
della corrente differenziale che non provoca l’apertura dei
contatti. Il valore normalizzato, anche se sono ammessi tempi
diversi, è IDn0=0,5IDn ;
Fig.
10.5 - Limiti di intervento
e di non intervento dei dispositivi differenziali
·
Tempo d’intervento
- intervallo di tempo tra l’istante in cui si raggiunge il
valore di corrente differenziale Idn e l’istante
in cui avviene l’apertura dei contatti
Tipo di
|
Idn
|
Tempi massimi
di intervento in secondi per :
|
dispositivo
|
(A)
|
1Idn
|
2Idn
|
5Idn
|
0,25 A
|
Alta sensibilità
|
0,005
0,010
0,030
|
5
5
0.5
|
1
0,5
0,2
|
---
---
---
|
0,04
0,04
0,04
|
Bassa sensibilità
|
0,1
0,3
0,5
1
|
2
2
2
2
|
0,2
0,2
0,2
0,2
|
0,04
0,04
0,04
0,04
|
---
---
---
---
|
Tab. 10.2
- Correnti nominali differenziali normalizzate e tempi massimi
d’intervento degli interruttori differenziali
·
Caratteristiche
d’intervento - definiscono i valori corrente differenziale/tempo
d’intervento che caratterizzano il funzionamento del dispositivo
Fig 10.6 - Caratteristiche
di intervento di un interruttore differenziale
·
Potere di chiusura
e di interruzione differenziale nominale IDm
(Norme CEI EN 61008-1 e CEI EN 61009-1) – è il valore
efficace della componente alternata della corrente presunta
differenziale che un interruttore differenziale può stabilire,
portare ed interrompere in condizioni specificate. Il valore
minimo di IDm è 10 In
oppure 500A scegliendo il valore più elevato.
·
Potere di chiusura
e di interruzione nominale Im (Norme
CEI EN 61008-1) – è il valore efficace della componente alternata
della corrente presunta, assegnato dal costruttore, che un interruttore
differenziale può stabilire, portare e interrompere in condizioni
specificate. Il valore minimo di Im è 10 In
oppure 500A scegliendo il valore più elevato.
·
Potere di corto
circuito nominale condizionale Inc (Norme
CEI EN 61008-1) – massimo valore efficace di corrente presunta
che il dispositivo, protetto da un dispositivo di protezione
contro i cortocircuiti (interruttore automatico o fusibili),
è in grado di sopportare in condizioni specificate senza subire
danni che ne compromettano la funzionalità. Fino a 10 kA i valori
normalizzati sono : 3-4-5-10 kA mentre oltre i 10 kA e
fino a 25 kA il valore preferenziale è 20 kA.
·
Corrente di cortocircuito
nominale condizionale differenziale IDc
(Norme CEI EN 61008-1) – è il valore di corrente presunta differenziale
che un interruttore differenziale, protetto da un dispositivo
di protezione contro il cortocircuito, può sopportare in condizioni
specificate senza subire modificazioni che ne compromettano
la funzionalità. I valori normali sono gli stessi di Inc.
·
Comportamento in
presenza di correnti pulsanti unidirezionali - interruttore
differenziale denominato di tipo AC o A ;
·
Comportamenti in
presenza di correnti continue di guasto a massa - interruttore
differenziale denominato di tipo B ;
·
Tempo di ritardo
- per gli interruttori differenziali selettivi denominati di
tipo S.
continua....
|