LA SICUREZZA ELETTRICA
IN BASSA TENSIONE
Protezione
attiva dai contatti indiretti in relazione al sistema di
distribuzione (3)
7.2
Sistemi TN
7.2.1
Circuito equivalente
Si consideri il caso
di un contatto indiretto in un sistema TN-S (conduttore di
protezione completamente distinto dal conduttore di neutro
per tutta l’estensione dell’impianto). Se trascuriamo come
al solito l’impedenza interna del trasformatore, indichiamo
con Zf l’impedenza della fase L3, con Zpe
l’impedenza del conduttore di protezione, con Rc+Rtc
la resistenza della persona e con Rtn quella di
terra del neutro, la situazione di guasto a terra è rappresentabile
dal seguente circuito equivalente:
Fig. 7.3 - a) Circuito di
guasto franco a terra in un sistema TN b) circuito equivalente
c) Il circuito di guasto si comporta come un generatore ideale
di tensione.
Tra i punti A e N (fig. 7.3) in
assenza del carico Rc+Rtc (in assenza
del contatto da parte della persona) nell’anello di guasto,
costituito da Zf e Zpe, circola la corrente
:
(7.7)
dove:
Zf+Zpe = Zs
impedenza dell’anello di guasto
Nello studio del circuito
di guasto in un sistema TN si ipotizza un guasto franco a
terra; se il guasto a terra non fosse franco, a tale
impedenza andrebbe aggiunta l’impedenza localizzata nel punto
di guasto. Nei sistemi TT si utilizzano gli interruttori differenziali
e la protezione contro i contatti indiretti è comunque assicurata
(l’efficacia della protezione non dipende dal valore della
eventuale resistenza di guasto). Uno dei vantaggi dei
sistemi TN sta nell’utilizzare le protezioni di massima corrente
contro i contatti indiretti, ma solo ipotizzando un guasto
franco a terra perché altrimenti sarebbe impossibile
garantire la protezione dai contatti indiretti. La casistica
disponibile ha comunque dimostrato che il rischio è accettabile
in quanto un guasto non franco a terra è poco frequente anche
perché tende ad evolvere rapidamente in un guasto franco.
Come vedremo in seguito, ogni rischio viene eliminato utilizzando
gli interruttori differenziali rinunciando però al vantaggio
di usare gli interruttori magnetotermici.
Tra i punti A ed N si ha la tensione di
contatto a vuoto UC0 :
(7.8)
La UC0
risulta pertanto proporzionale alla U0 per
mezzo del rapporto Zf / Zpe e, nel
caso particolare di conduttori di fase e di protezione con
sezione uguale ( nei circuiti terminali quando Zpe=Zf),
dalla 7.8 si ricava:
(7.9)
Se invece, caso piuttosto
frequente (nelle linee di distribuzione principale, quando
la sezione del conduttore di fase è maggiore di 16 mm2,
la sezione del conduttore di protezione può essere minore
di quella di fase), la sezione del conduttore di protezione
è la metà di quella di fase (Zpe= Zf/2),
sempre dalla 7.8 si ottiene:
(7.10)
Applicando il teorema di Thévenin-Norton
tra i punti A e N la Zeq vale :
(7.11)
Fig.7.4 – In quella parte
dell’impianto dove la sezione del conduttore di protezione
è la metà del conduttore di fase la tensione di contatto a
vuoto tende al valore 2/3 U0. Nei circuiti terminali
la tensione di contatto a vuoto diminuisce tendendo al valore
di ½ U0 in quanto l’impedenza del tratto terminale
diventa prevalente rispetto a quella a monte e i conduttori
di fase e protezione hanno la medesima sezione.
La Zeq è
in genere trascurabile rispetto alla Rc+Rtc
della persona (qualche W
rispetto a 103 W)
e quindi il contatto della persona non altera significativamente
la tensione preesistente sulla massa. Il circuito di guasto
si comporta, nei confronti del corpo umano, come un
generatore ideale di tensione. Risulta evidente che in questo
caso il guasto franco a massa rappresenta un cortocircuito
perché la corrente è limitata dalla sola impedenza del circuito
di guasto Zs (l’anello di guasto non interessa
alcuna resistenza di terra essendo costituito esclusivamente
da elementi metallici). Per uno stesso circuito, sempre nell’ipotesi
che l’impedenza del trasformatore sia trascurabile e
che il conduttore di protezione PE segua nel suo percorso
i conduttori di fase, si può notare che, aumentando la
distanza del punto di guasto rispetto la cabina, Zf+Zpe
aumenta mentre il rapporto Zf/Zpe
rimane costante (nello stesso circuito le sezioni di Zf
e di Zpe rimangono costanti per tutto il
tratto) col risultato che la UC0 rimane costante
mentre la Ig diminuisce. Da queste considerazioni
si può capire come non sia sempre possibile interrompere il
circuito in tempi sufficientemente brevi da rendere la tensione
sulla massa non pericolosa, soprattutto se l’interruzione
del circuito è affidata ad un dispositivo di massima corrente
perché, allontanandosi col punto di guasto rispetto la cabina
(guasto in fondo alla linea di un circuito terminale), al
diminuire della Ig aumenta il suo tempo d’intervento.
La UC0, dipendendo solamente dal rapporto Zf
/ Zpe, è difficilmente quantificabile nei vari
punti dell’impianto perché varia a seconda della distanza
del punto di guasto dalla cabina. Da quanto detto, sempre
ipotizzando di trascurare l’impedenza interna del trasformatore
e assumendo che il conduttore di protezione segua lo stesso
percorso dei conduttori di fase (stessa lunghezza, stesso
tipo di posa ecc..) si può notare che :
·
la tensione di contatto a vuoto è costante lungo
uno stesso circuito, qualunque sia il punto in cui si verifica
il guasto d’isolamento ;
·
la tensione di contatto a vuoto è massima nel
punto più lontano dal trasformatore quando la sezione
del PE è inferiore a quella del conduttore di fase (circuiti
di distribuzione principali dove Zpe=Zf/2
e UC0 tende al valore 2/3
U0) ;
·
quando la sezione del PE diventa uguale a quella
del conduttore di fase (nei circuiti terminali l’impedenza
di fase è uguale all’impedenza del PE) la UC0 diminuisce
tendendo al valore ½ U0 in quanto l’impedenza dei
circuiti terminali diventa prevalente rispetto quelli a monte ;
Un discorso particolare
fa fatto per un guasto che si verificasse, nelle vicinanze
del trasformatore (vedi anche capitolo “Cabina elettrica d’utente
MT/BT”), su di una massa all’inizio dell’impianto (ad esempio
il quadro generale di distribuzione nella cabina di trasformazione).
Normalmente una situazione di questo tipo non introduce tensioni
di contatto pericolose se la distanza della massa dal trasformatore
non è eccessiva (a seconda della potenza del trasformatore
e della sezione del PE la distanza limite può essere compresa
tra i 10 e i 30 metri), data la prevalenza dell’impedenza
del trasformatore ZT rispetto a quella del conduttore
di protezione. Per mantenere una tale condizione anche all’aumentare
della distanza del quadro generale rispetto al trasformatore
si potrebbe operare una maggiorazione della sezione del conduttore
di protezione. Alla luce di queste considerazioni non sembra
quindi conveniente ridurre la sezione del PE dal trasformatore
al quadro generale di cabina.
Fig. 7.5 – Un guasto franco
a terra sul quadro generale in cabina in un sistema TN non
è in genere pericoloso
Nei pressi del trasformatore di cabina,
dove Zf e Zpe sono in genere molto
piccole e prevale la ZT, si ha:
(7.12)
Fig. 7.6 – Circuito equivalente
di un guasto sul quadro generale di cabina in un sistema TN
continua...