5. Ubicazione del comando di emergenza
Normalmente deve essere posto all'esterno del locale sul quale si vuole agire, in posizione facilmente e sempre accessibile. A volte, questa ubicazione può comportare problemi a causa di azionamenti irresponsabili da parte di "furboni" di passaggio, con conseguenze facilmente immaginabili (si pensi solamente alla disalimentazione di una cabina MT/BT). Se esiste questo rischio si può adottare una delle seguenti soluzioni:
- proteggere il comando attraverso una custodia con vetro a rompere, in genere con grado di protezione IP55;
- installare il comando in un locale nelle vicinanze del locale pericoloso, sempre segnalandone chiaramente l'ubicazione;
- installare il comando all'interno del locale, in genere nelle immediate vicinanze dell'ingresso, segnalandone in maniera chiara il posizionamento, attraverso cartelli e indicazioni;
Riguardo all'ultima soluzione prospettata, occorre effettuare una precisazione: con il comando di emergenza viene messa in sicurezza tutta la parte di impianto posta a valle del comando stesso, ma la parte a monte rimane ovviamente in tensione. Quindi accade che, se il punto di consegna dell'Ente Distributore o il quadro al cui interno è collocato il comando, sono posizionati all'interno del locale da mettere in sicurezza, alcune parti dell'impianto rimangono in tensione. La conclusione logica è questa: se il locale è circoscritto come ad esempio un magazzino, allora è preferibile decisamente installare il comando esterno al luogo da disattivare, mentre se il locale è molto esteso come ad esempio un centro commerciale, si può prendere in considerazione l'ipotesi dell'installazione interna, anche se come abbiamo visto non è la soluzione migliore.
Se si tratta di un comando da azionare con le mani, come normalmente è, l'altezza di installazione può variare dai 70 ai 120 cm. Se il luogo da proteggere con il comando di emergenza è molto esteso (es. un ospedale), può essere necessario utilizzare più dispositivi, ognuno agente in un determinato settore. Ad esempio ci può essere un pulsante di emergenza per ogni compartimento antincendio. In ogni caso, se il comando di emergenza viene installato per disposizioni antincendio, la disposizione del comando di emergenza va concordata con il comando provinciale dei Vigili del fuoco.
Figura 2 - Comando di emergenza realizzato tramite pulsante
6. Schemi di collegamento del comando di emergenza
Il comando di emergenza può essere realizzato con due filosofie circuitali differenti:
Tramite un comando diretto sul circuito di potenza (figura 3) . In questo caso il comando di emergenza agisce direttamente sulla/e linea/e di alimentazione da interrompere e/o chiudere. E' il metodo più sicuro ed affidabile, anche se presenta i rischi di far transitare la linea di potenza all'esterno del locale. Per comandare direttamente l'emergenza si possono utilizzare interruttori automatici magnetotermici modulari o scatolati, o interruttori di manovra non automatici.
Tramite un dispositivo che agisce sul circuito di comando (alimentato normalmente, ma non necessariamente, a bassissima tensione di sicurezza SELV). Le soluzioni circuitali adottabili sono in questo caso due:
Interruttore con bobina di sgancio "di minima tensione", azionato da pulsante con contatto in apertura (normalmente chiuso). In questo caso il contatto del pulsante è normalmente chiuso e la bobina è percorsa da corrente. Il difetto di questa soluzione è che, in caso di assenza della tensione di rete o anche soltanto di un buco di tensione, la bobina non risulta più percorsa da corrente, come conseguenza il contatto del pulsante si apre, e si ottiene un intervento di emergenza indesiderato. La soluzione circuitale realizzata normalmente per ovviare a questo inconveniente, è quella di utilizzare dispositivi che oltre alla bobina di sgancio possiedono un soccorritore, alimentato da una batteria in tampone, il quale mantiene alimentata la bobina anche in caso di mancanza della tensione di rete (figura 4). Ovviamente, per mantenere in efficienza il comando di emergenza, occorre periodicamente (seguendo le indicazioni del costruttore) controllare lo stato di efficienza delle batterie. Occorre anche dire comunque che la soluzione con batteria + soccorritore, non sempre è economicamente sostenibile od accettabile per piccoli impianti, nei quali può essere quindi preferibile la soluzione più semplice anche se più fragile (figura 5, in cui si agisce sulla bobina di sgancio di un contattore);
Interruttore con bobina di sgancio "a lancio di corrente", azionato da pulsante con contatto in chiusura (normalmente aperto). In questo caso il contatto del pulsante è normalmente aperto e la bobina non è percorsa da corrente. La norma CEI 64-8 permette questa soluzione solo se accompagnata da una segnalazione luminosa che indichi la funzionalità del circuito (figura 6). Occorre, in pratica, collegare in parallelo al contatto del pulsante una lampada a basso consumo di colore verde, la cui accensione è indice di presenza di tensione sul circuito e quindi di comando di emergenza pronto ad intervenire. Se la lampada è spenta significa che il circuito di alimentazione della bobina è interrotto. Poiché questo tipo di segnalazione non è comprensibile da tutti, è consigliato l'utilizzo della bobina a lancio di corrente solo in impianti dove è presente personale addestrato. In ogni caso questa seconda soluzione tramite circuito di comando è ritenuta meno affidabile della prima.
Figura 3 - Comando di emergenza diretto
Figura 4 - Comando di emergenza a minima tensione con soccorritore
7. Provvedimenti installativi per migliorare la funzionalità e la sicurezza del comando di emergenza
- Entrambe le soluzioni effettuate attraverso il circuito di comando possono presentare problemi. Utilizzando lo schema con il contatto NC, un incendio potrebbe provocare il cortocircuito dei contatti e determinarne così l'impossibilità ad aprirsi e ad azionare l'emergenza. Utilizzando lo schema con il contatto NA, allo stesso modo un incendio potrebbe interrompere l'alimentazione alla bobina di sgancio e causare lo stesso tipo di problema. La situazione potrebbe risolversi, utilizzando per il circuito di comando dell'emergenza un cavo resistente al fuoco (CEI 20-36);
- Può accadere che, anche se parte il segnale dal pulsante di emergenza, questi non possa agire comunque a causa dell'incollamento dei contatti del contattore o dell'interruttore di linea. In questo caso il problema si potrebbe risolvere in modo analogo a quanto avviene per le macchine, sfruttando il principio della ridondanza dei contatti: invece di inserire solo un contattore, se ne inseriscono due sulla linea di alimentazione dell'impianto. La probabilità che entrambi siano incollati è ovviamente tendente a zero (solo tendente, però).
Figura 5 - Comando di emergenza per diseccitazione della bobina senza soccorritore
continua...