In relazione ad alcuni parametri caratteristici si possono individuare diversi esemplari di interruttori differenziali. In tabella 1 sono raccolte le più diffuse tipologie di prodotto offerte dal mercato.
Parametri di classificazione |
Tipologia |
Protezione dalle sovracorrenti |
Senza sganciatori di sovracorrente (Puri) |
Magnetotermico -differenziali |
Adattabili (DDA) ad interruttori magnetotermici a cura dell'installatore |
Destinazione d'uso |
Uso domestico e similare |
Uso generale |
Modalità di intervento in funzione della tensione di rete |
Con funzionamento dipendente |
Con funzionamento indipendente |
Tipo di corrente di dispersione rilevata |
Tipo AC |
Tipo A |
Tipo B |
Ritardo di intervento |
Con ritardo intenzionale (selettivi) |
Senza ritardo intenzionale |
Regolazione |
Regolabili |
Non regolabili |
Componibilità |
Monoblocco |
Assiemabili |
Tab. 1 - Classificazione degli interruttori differenziali
5. Protezione dalle sovracorrenti
Gli interruttori differenziali devono essere provvisti di protezione contro le sovracorrenti. In relazione a tale protezione si suddividono in differenziali senza sganciatore magnetotermico (differenziali puri), adattabili (assiemabili dall'installatore) o con protezione magnetotermica incorporata (fig. 5).
Fig. 5 - Le varie tipologie di interruttori differenziali
5.1 Interruttori differenziali puri
Quando l'interruttore differenziale è puro (senza sganciatori di sovracorrente incorporati) deve essere protetto contro i sovraccarichi e i cortocircuiti. Le norme (CEI EN 61008-1) stabiliscono le prove che il costruttore deve eseguire per stabilire il corretto coordinamento tra l'interruttore differenziale ed il dispositivo di protezione contro il cortocircuito (SCPD - Short Circuit Protective Device, indifferentemente un fusibile o un interruttore automatico). Gli interruttori differenziali puri associati ad opportuni SCPD, devono infatti poter sopportare i valori di energia specifica passante (I 2 t) e di corrente di picco (I p ) che sono dichiarati dal costruttore. L'SCPD deve cioè essere scelto con caratteristiche di limitazione dell'energia specifica passante I 2 t e della corrente di picco I P non superiori a quelli specificamente dichiarati dal costruttore per l'interruttore differenziale. Ad esempio, con riferimento alle figure 6 e 7, confrontando le caratteristiche di limitazione dell'SCPD coi valori di I 2 t (50000 A 2 s) e di I P (4500 A) sopportati dall'interruttore differenziale, si può rilevare il valore massimo di corrente (4000 A) per il quale il dispositivo differenziale risulta protetto contro il cortocircuito.
Fig. 6 – Coordinamento dell'interruttore differenziale con
il dispositivo di protezione contro il cortocircuito (SCPD)
Verifica dell'I 2 t
Fig. 7 – Coordinamento dell'interruttore differenziale con il dispositivo
di protezione contro il cortocircuito (SCPD)
Verifica del valore di picco della corrente di cortocircuito limitata dallo SCPD
Alla associazione SCPD e interruttore differenziale il costruttore fornisce il valore della corrente di cortocircuito nominale condizionale Inc e della corrente di cortocircuito nominale condizionale differenziale
, valori che non devono essere rispettivamente inferiori alla corrente di cortocircuito Icc presunta immediatamente a valle dell'interruttore differenziale e alla massima corrente di guasto a terra I
F nel punto di installazione (fig. 8). Le due verifiche sono necessarie nei sistemi di tipo TN perché la corrente di guasto verso terra presenta le caratteristiche di una vera e propria corrente di cortocircuito (che può assumere valori anche molto elevati ad esempio nel quadro generale immediatamente a valle di trasformatori di grande potenza) mentre nei sistemi TT, dove la corrente di guasto a terra è limitata dalla resistenza di terra del neutro e dalla resistenza dell'impianto di terra dell'utente, è generalmente sufficiente verificare solo la prima condizione.