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La sicurezza minima degli impianti
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Quello della sicurezza elettrica nel residenziale, pur non mancando l'interesse di istituzioni ed enti preposti all'emanazione di leggi e normative, è purtroppo un problema che assurge all'onore della cronaca solo quando si manifestano eventi drammatici. Da indagini promosse da Anie-Prosiel (indagini effettuate negli anni 2004 / 2008 / 2010) emerge che molti degli edifici residenziali non sono stati ancora messi a norma: circa il 13% delle abitazioni è a rischio incendio per cause elettriche, il 52% è a rischio di fulminazione con possibilità di danni alle apparecchiature elettriche ed elettroniche e il 18% non è dotato nemmeno di interruttore differenziale.
Come è noto, l'art. 7, comma 3, della legge 46/90, richiedeva l'adeguamento degli impianti esistenti già dal 13/3/1990, data di entrata in vigore della legge stessa. Il relativo regolamento di attuazione, DPR 447/91, art. 5, comma 8, considerava adeguati ai fini della sicurezza gli impianti che possedevano i seguenti requisiti minimi:

  • sezionamento e protezione contro le sovracorrenti posti all'origine dell'impianto;
  • protezione contro i contatti diretti;
  • protezione contro i contatti indiretti o protezione con interruttore differenziale avente corrente differenziale nominale non superiore a 30 mA.

Tali requisiti, richiesti anche dall'art. 6, comma 3 del successivo DM 37/08, nonostante siano passati più di venti anni dall'entrata in vigore della 46/90, purtroppo non sono ancora prerogativa di tutti gli impianti. Le nuove norme in genere non sono retroattive e quindi in linea di massima non è sempre necessario applicarle ai vecchi impianti. Non è detto però che un vecchio impianto rispondente alle norme in vigore al tempo della costruzione, anche se convenientemente mantenuto, possa ancora essere ritenuto sicuro. La regola dell'arte si evolve nel tempo e per garantire una sicurezza accettabile potrebbe rendersi necessario un completo rifacimento dell'impianto o un più modesto adeguamento. Per il nuovo impianto o per l'impianto completamente rifatto o che ha subito modifiche sostanziali si applicano le norme in vigore al momento dei lavori. Per il vecchio impianto che invece si vuole semplicemente adeguare vediamo nel dettaglio quali sono i requisiti minimi che deve possedere.

 

Sezionamento e protezione contro le sovracorrenti


Tutti i circuiti devono essere sezionabili mediante un adeguato dispositivo di sezionamento. Sezionare significa mettere fuori tensione tutta o una parte dell'impianto rispetto alla sorgente di alimentazione al fine di garantire la sicurezza di chi opera su o nelle vicinanze di un circuito elettrico. La separazione del circuito è garantita dalla distanza in aria fra i contatti e dalla distanza superficiale delimitata dall'isolante che divide le parti in tensione da quelle sezionate. In bassa tensione, la funzione di sezionamento è assolta quasi sempre da apparecchi che integrano in un unico dispositivo anche altre funzioni, di protezione dalle sovracorrenti, di manovra e di emergenza. Ad esempio un interruttore automatico magnetotermico per usi domestici e similari rispondente alla norma EN 60898-1 (CEI 23-3) può assolvere contemporaneamente alla funzione di sezionamento e di protezione dai sovraccarichi e dai cortocircuiti. Il DM 37/08 richiede il dispositivo di sezionamento e protezione contro le sovracorrenti sia posto all'origine dell'impianto. Dalla prima edizione della CEI 64-8 la sezione minima dei conduttori in rame è di 1,5 mm2 per i circuiti di potenza e di 0,5 mm2 per i circuiti di segnale e i circuiti ausiliari di comando (CEI 64-8/4, tab. 52E), mentre prima della CEI 64-8 la sezione minima richiesta dalla norma per gli impianti elettrici negli edifici civili era di 1 mm2. Nell'adeguamento degli impianti delle vecchie abitazioni non necessariamente occorre sostituire i cavi dei circuiti luce anche se hanno una sezione di 1 mm2. Bisogna però verificare che siano rispettate le condizioni di protezione contro sovraccarichi e cortocircuiti da parte dell'interruttore magnetotermico. Il sovraccarico è una corrente superiore alla portata I z del cavo che si manifesta in un circuito elettricamente sano, ad esempio se un motore ha il rotore bloccato oppure se si collega ad una presa un carico che assorbe una corrente superiore alla portata del cavo. Una tale circostanza non può in genere presentarsi in un circuito luce, perché in assenza di un guasto la corrente non può superare quella nominale degli apparecchi di illuminazione e quindi nemmeno la portata di un cavo opportunamente dimensionato. Ad esempio, un conduttore in PVC da 1 mm2 ha una portata Iz = 10 A, due circuiti in tubo incassato in muratura, sufficiente per la maggior parte degli apparecchi luminosi ad uso abitativo. Per questo motivo la protezione da sovraccarico non è indispensabile sui circuiti luce nei luoghi ordinari (è invece richiesta all'inizio del circuito nei luoghi a maggior rischio in caso d'incendio). Tutti i circuiti devono però essere protetti contro il cortocircuito. Per questo potrebbe essere sufficiente un interruttore automatico da 16 A installato a monte dell'impianto purché sia soddisfatta la nota condizione I2t < K2S2 (l'energia specifica lasciata passare dal dispositivo di protezione deve essere inferiore a quella sopportabile dal cavo). Negli impianti domestici e similari alimentati dal distributore in bassa tensione le correnti di cortocircuito sono in genere basse ed il punto più critico per la verifica di tale condizione è quello più lontano del circuito. La corrente di cortocircuito minima nel punto più lontano può essere calcolata nella maggioranza dei casi con la formula proposta dalle CEI 64-8, art. 533.3:

I = 0,8U0/(l,5 ρ 2L/S)

dove:

  • I, corrente di cortocircuito in ampere;
  • U0, tensione di fase di alimentazione in volt;
  • ρ, resistività a 20 °C del conduttore in Ω • mm2/m, 0,018 per il rame;
  • L, lunghezza del circuito in metri;
  • S, sezione dei conduttori in mm2.

I fattori 1,5 e 0,8 tengono conto, in modo convenzionale, rispettivamente dell'aumento del 50% della resistenza del circuito (calcolata a 20 °C) dovuta al riscaldamento del conduttore e della riduzione dell'80% della tensione di alimentazione durante il cortocircuito.

Figura 1 - Un interruttore automatico magnetotermico per usi domestici e similari rispondente alla norma EN 60898-1 (CEI 23-3) può assolvere contemporaneamente alla funzione di sezionamento e di protezione dai sovraccarichi e dai cortocircuiti

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