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 GUIDA CEI-ISPESL 0-11
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“Il datore di lavoro ha l’obbligo giuridico (Dlgs. 626/94) di progettare, installare, gestire e mantenere macchine e impianti in modo da escludere rischi per i lavoratori. Ciò comporta, tra l’altro, l’esecuzione di controlli e di verifiche preventive, periodiche o straordinarie, al fine di accertare lo stato degli impianti e per poter formulare nel merito un giudizio affidabile.”

Così inizia la premessa della prima edizione della guida CEI-ISPESL 0-11 “Guida alla gestione in qualità delle misure per la verifica degli impianti elettrici ai fini della sicurezza”, pubblicata nel settembre 2002.

L’obbligo generico derivante dal famoso Decreto 626/94, viene affiancato da obblighi molto più specifici e stringenti nel settore degli impianti elettrici. Infatti su alcune tipologie di impianti devono essere realizzate verifiche in base al DPR 462/01, che ha recentemente preso il posto di alcuni articoli del DPR 547/55. In particolare il nuovo decreto (in vigore dal 23 gennaio 2002 e, ricordiamolo, valevole solo per i luoghi di lavoro) prevede di:

  •  far effettuare la verifica periodica – due o cinque anni a seconda dei casi – per tre tipologie di impianti: impianti di terra, impianti di protezione dalle scariche atmosferiche, impianti elettrici in luoghi con pericolo di esplosione.
  • aumentare la rilevanza della dichiarazione di conformità emessa dall’installatore al termine dei lavori, in quanto diventa il documento che omologa l’impianto (solo per impianti di terra e di protezione contro le scariche atmosferiche, mentre per gli impianti con pericolo di esplosione l’omologazione è affidata all’ASL)

La guida CEI-ISPESL 0-11 ha l’obiettivo di definire un metodo di gestione in qualità delle misure per la verifica degli impianti elettrici ai fini della sicurezza delle persone e degli impianti, e a tal fine vengono presentati i concetti generali della teoria delle misure, i concetti di errore casuale ed errore sistematico, errore strumentale ed errore operativo.

Poi, una sezione della guida è dedicata alla gestione delle apparecchiature di misura e prova, soffermandosi sull’importanza della taratura periodica degli strumenti di misura e sulle procedure per effettuarla.

L’ultima parte della guida – l’appendice B in specifico - è costituita da una serie di esempi di prove eseguite seguendo la procedura di qualità specificata nella guida stessa. E’ su quest’ultima parte che vogliamo concentrare maggiormente la nostra attenzione, ed in particolare sull’esempio relativo alla misura dell’impedenza dell’anello di guasto.

Misura dell’impedenza dell’anello di guasto

E' una misura effettuata solitamente nei sistemi TN (ma anche nei sistemi IT) nella verifica della protezione contro i contatti indiretti per interruzione automatica dell’alimentazione ed ha l’obiettivo di controllare che in ogni parte dell’impianto in prova valga la condizione:

dove:

· Zs (W) è l’impedenza dell’anello di guasto che comprende il conduttore di protezione dal punto di guasto al centro stella del trasformatore, l’avvolgimento secondario del trasformatore e il conduttore di fase fino al punto di guasto (figura 1);

· Uo (V) è la tensione nominale verso terra del sistema;

· Ia (A) è la corrente che provoca l’intervento del dispositivo di protezione entro 5 s se si tratta di un circuito di distribuzione, od entro un tempo stabilito dalla tabella 41A della norma CEI 64-8 se si tratta di un circuito terminale (ad esempio 0,4 s per ambienti ordinari con sistema di distribuzione 230/400 V e quindi Uo=230 V). Ia in pratica corrisponde alla soglia di intervento magnetico del dispositivo di protezione.

Figura 1 – Andamento dell’anello percorso dalla corrente in caso di guasto
(come si vede non è interessata la resistenza di terra in cabina Ren)

Continua....

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