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Interruttore differenziale e impianto di terra
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Interruttore differenziale con impianto di terra

 

Il DM 37/08 indica quali devono essere i requisiti minimi per l'adeguamento dei vecchi impianti elettrici nelle unità immobiliari ad uso abitativo realizzati prima del 13 marzo 1990 (realizzati prima dell'entrata in vigore della vecchia 46/90):
“… si considerano adeguati se dotati di sezionamento e protezione contro le sovracorrenti posti all'origine dell'impianto, di protezione contro i contatti diretti, di protezione contro i contatti indiretti o protezione con interruttore differenziale avente corrente differenziale nominale non superiore a 30 mA” ( a rt. 6, comma 3, “Realizzazione e installazione degli impianti”) .

In pratica si ritiene sufficiente ai fini della protezione contro i contatti indiretti un interruttore differenziale avente però corrente differenziale nominale non superiore a 30 mA (naturalmente nulla vieta di adottare in alternativa uno dei vari sistemi di protezione previsti dalle norme Cei).

Il legislatore però, consapevole dei problemi che abitualmente si incontrano nel ricondurre i vecchi impianti alle condizioni minime di sicurezza, ha ritenuto comunque sufficiente per la sicurezza della persone l'installazione a monte di tutto l'impianto di un semplice interruttore differenziale ad alta sensibilità (fig. 1).

 


Fig. 1 – Secondo il DM 37/08 i vecchi impianti elettrici delle unità immobiliari ad uso abitativo realizzati prima del 13 marzo 1990 si considerano adeguati se dotati di sezionamento e protezione contro le sovracorrenti posti all'origine dell'impianto, di protezione contro i contatti diretti, di protezione contro i contatti indiretti o protezione con interruttore differenziale avente corrente differenziale nominale non superiore a 30 mA”

 

Interruttore differenziale senza l'impianto di terra

 

Quando è presente il solo interruttore differenziale e manca l'impianto di terra, se si manifesta un guato a terra, viene messa in tensione la carcassa metallica dell'apparecchio guasto.

Siccome non circola alcuna corrente di dispersione verso terra, l'interruttore differenziale non apre il circuito. Verso terra si stabilisce quindi permanentemente, per un tempo indefinito, un potenziale di 230 V che mette a repentaglio l'incolumità delle persone.

Purtroppo prima o poi qualcuno toccherà l'involucro metallico e la corrente di guasto devierà attraverso la persona. Il valore di tale corrente sarà dato dal rapporto 230/1500, assumendo come possibile un valore della resistenza del corpo umano in condizioni ordinarie di contatto mani-piedi a 230 V pari appunto a 1500 ohm, cioè circa 153 mA.

A queste condizioni una corrente di 153 mA dovrebbe essere interrotta in tempi inferiori a 0,17 s: solo se il differenziale è ad alta sensibilità con una corrente di intervento differenziale non superiore a 30 mA il passaggio di una tale corrente sulla persona dovrebbe determinare l'apertura del circuito in un tempo non superiore a quello ammissibile (ad esempio i tempi previsti dalla curva di sicurezza non potrebbero essere rispettati con un interruttore da 300 mA).

Il solo interruttore differenziale da 30 mA non può in generale sostituire completamente le misure di protezione contro i contatti indiretti previste dalle norme impianti (fig. 2), è dunque desiderabile, anche nella messa a norma dei vecchi impianti, associare al dispositivo differenziale un adeguato impianto di terra.

Massimi tempi di intervento per dispositivi differenziali che attuano la protezione addizionale contro i contatti diretti confrontati con le curve di pericolosità della corrente elettrica. La caratteristica tempo-corrente del differenziale da 10 mA è contenuta interamente nella zona 1 caratterizzata da effetti fisiologici generalmente non pericolosi mentre il differenziale da 30 mA presenta una zona nella quale non c'è protezione contro il pericolo di arresto respiratorio e la tetanizzazione muscolare

Fig. 2 - Protezione addizionale contro i contatti diretti

Fine
maggio 2013

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